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Borrell (Ue): “Nel mandato d’arresto contro Netanyahu non c’è nulla di anti-semita”

L’alto rappresentante dell’Unione Europea (UE) per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha denunciato sabato la «mancanza di unità» nell’UE riguardo alla difesa coerente della giustizia e delle norme internazionali. Ha espresso preoccupazione per le divisioni interne tra i membri dell’Unione sulle decisioni della Corte penale internazionale (CPI).

Riferendosi al mandato di arresto recentemente emesso contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, Borrell ha sottolineato: «Questa è una decisione legale, non politica, e non c’è nulla di antisemita in essa». Durante un discorso a Nicosia, davanti a delegati palestinesi e israeliani impegnati in discussioni per una soluzione a due Stati del conflitto, ha rimarcato l’importanza di sostenere le decisioni della CPI in modo coerente.

Borrell ha richiamato l’attenzione sulle reazioni divergenti alle azioni della CPI. «Quando la Corte, creata con il clamoroso sostegno di molti membri dell’UE, ha chiesto l’arresto di Putin (il presidente russo Vladimir), molti hanno applaudito, e quelle stesse voci oggi tacciono», ha osservato. Ha insistito sulla necessità di difendere il diritto internazionale contro chi cerca di minarlo.

Nel suo intervento, ha affrontato anche il tema delle sanzioni, evidenziando che l’UE ha sanzionato gruppi palestinesi come Hamas e Jihad islamica, considerati terroristi, ma solo di recente ha applicato misure simili contro coloni israeliani estremisti in Cisgiordania «che commettono attacchi violenti contro palestinesi».

Borrell ha evidenziato la discrepanza tra le misure adottate dall’UE nei confronti di altre violazioni del diritto internazionale e quelle relative al conflitto israelo-palestinese. Ha ricordato che, mentre l’UE ha posto il veto alle importazioni dalla Crimea dopo l’annessione russa, non ha mai adottato un approccio simile verso la Cisgiordania occupata. Inoltre, ha criticato la scarsa implementazione della regola che richiede l’etichettatura corretta dei prodotti fabbricati dai coloni per informare i consumatori sulla loro origine.

«Occhi che non vedono, cuore che non sente», ha detto citando un proverbio spagnolo per sottolineare l’importanza di una narrazione corretta sul conflitto palestinese. Ha avvertito che «la battaglia della narrazione si combatte su Internet», con gli algoritmi che favoriscono l’odio rispetto alla pace.

Nel suo discorso, ha criticato Israele per «il più lungo blocco della stampa della storia», riferendosi alle restrizioni imposte ai giornalisti a Gaza. Ha tuttavia ammesso che le informazioni provenienti dalla Striscia non sono sempre affidabili. «Netanyahu non può spegnere le luci a Gaza e poi lamentarsi del fatto che non si vede nulla», ha aggiunto.

Borrell, che concluderà il suo mandato il mese prossimo, ha affermato che «una volta l’Unione europea era rilevante» e ha espresso la convinzione che possa tornare a esserlo, a condizione che utilizzi la «coercizione» per difendere il diritto internazionale. Ha concluso ribadendo che criticare il governo di Netanyahu «non è antisemitismo» e invitando a non usare tale accusa in modo improprio.

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