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Il direttore della WADA: “Puoi contaminarti facendo cose banali: esiste un problema”. E Jannik Sinner…

Oliver Niggli, direttore della WADA, ha rilasciato un’intervista a L’Equipe dopo la squalifica di un mese inflitta alla tennista polacca Iga Swiatek, la quale è risultata positiva alla trimetazidina per quantitativi minimi (50 picogrammi per millilitro). Il numero 1 dell’Agenzia Mondiale Anti Doping ha aperto alla possibilità di non sanzionare atleti positivi per concentrazioni minime di sostanze proibite: “Oggi esiste un problema di contaminazioni. Non è che ce ne siano più di prima, è che i laboratori sono più efficienti nel rilevare le quantità infinitesimali. Questa cosa va gestita. Apriremo un tavolo di lavoro“.

Jannik Sinner è risultato positivo al Clostebol in occasione dei controlli eseguiti il 10 e il 18 marzo: 86 picogrammi per millilitro nel primo caso e 76 nel secondo. Il fuoriclasse altoatesino. L’ITIA ha assolto il giocatore italiano per assenza totale di colpa o negligenza, ma la WADA ha fatto ricorso al TAS e dunque si andrà a processo: l’atleta non verrà ascoltato prima di martedì 11 febbraio 2025, il Tribunale dell’Arbitrato Sportivo ha pubblicato il proprio calendario delle udienze fino a quella data e il nome del numero 1 del mondo non compare. L’azzurro ha sostenuto che la positività fosse la conseguenza di messaggi eseguiti dall’allora suo fisioterapista Naldi, che aveva precedentemente assunto il Trofodermin (uno spray contenente il Clostebol) acquistato in Italia dall’allora preparatore atletico Ferrara.

Jannik Sinner era stato creduto dall’ITIA su questo punto. Swiatek aveva assunto un farmaco da banco contenente melatonina: normalmente non vi sono tracce di trimetazidina tra i componenti, ma in quel lotto erano invece presenti. Niggli ha affermato alla nota testata francese:Le quantità sono così piccole che puoi contaminarti facendo cose banali, ma la realtà è che sentiamo tante storie e capisco il pubblico, pensa che siamo ingenui, che ci beviamo tutto. È un problema. Se volessimo semplificarci la vita, potremmo fissare delle soglie e non vedere tutti questi casi. La domanda è: siamo pronti ad accettare il microdosaggio? Dove ci fermiamo?“.

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