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Mose, scontro sulle quote di sollevamento. L’ira degli operatori: «Porto penalizzato»

Il sollevamento negli ultimi due giorni del Mose lascia all’asciutto la città. Ma solleva, ancora una volta, polemiche da parte degli operatori portuali che denunciano limitazioni all’operatività dello scalo veneziano.

E pretendono chiarezza sulla gestione operativa della grande opera, ancora una volta terreno di scontro tra le esigenze di salvaguardia della città e le esigenze lavorative del comparto portuale frustrate dalla chiusura delle bocche di porto. Ma è proprio sui centimetri delle quote di sollevamento – e quindi sui minuti di chiusura delle bocche di porto – che si consuma lo scontro sulla gestione del Mose.

«Tra lunedì e martedì», ragiona il presidente di Venice Port Community, «l’operatività del Porto è stata ulteriormente compressa rispetto a quanto stabilito dalla gestione del Mose. La quota 110 che è stata determinata nel corso di vari incontri come livello di salvaguardia della città e gli 85 richiesti dal Comune per l’inizio sollevamento è ben lontana dall’esser anche minimamente sfiorata o rispettata».

Osservando i dati, denuncia Vpc, ieri il Mose è stato chiuso alle 3. 30 quando alla Salute c’erano 71 centimetri. La riapertura è avvenuta alle 9. 35, quando la misura era sempre sulla settantina. Se fosse avvenuta un’ora e mezza prima, alle 8. 05, la soglia sarebbe stata di un’ottantina centimetri, valori distanti dal 110 e 85 che avrebbero comunque garantito sicurezza, visto che c’era marea calante.

Il giorno prima, lunedì, le paratoie si sono sollevate a un’ottantina di centimetri alle 4. 15, per essere riaperte alle 10. 15 quando le quote erano più o meno uguali. «Lasciamo perdere domenica, le cui condizioni erano estreme, su cui concordiamo che l’eccesso di prudenza possa essere stato il criterio più corretto da adottare. Però non si capisce perché alle alzate del Mose corrisponda una chiusura anticipata di 30-60 minuti prima del porto, quando ci sarebbero le condizioni per anticipare l’apertura o ritardare la chiusura delle bocche di porto».

In attesa dell’entrata in funzione delle conche di navigazione alla bocca di porto di Malamocco, Calderan offre poi un altro esempio. «Il 9 dicembre», spiega, «il Mose è stato alzato alle 4. 15, ma l’operatività del Porto è stata limitata a partire dalle 3. 30. Allo stesso modo, siccome giustamente le navi devono stare nella zona di ancoraggio finché non c’è il calo delle paratoie completo, ci domandiamo perché la chiusura del porto sia stata anticipata di così tanto».

Da qui la richiesta, reiterata, di maggior chiarezza per capire come muoversi: «Ribadiamo la necessità di regole certe, di una gestione accurata ed efficiente del Mose.

Siamo consapevoli che ci possano essere casi particolari in cui lo strappo alla regola possa avvenire. Però alla stessa stregua si deve essere più accurati nella gestione con chiusure per giorni ripetuti».

Diversa, invece, la ricostruzione fornita dai tecnici del Consorzio Venezia Nuova secondo cui la procedura è stata regolarmente rispettata.

In generale, viene spiegato, i sollevamenti avvengono a quote diverse in base alla potenza del vento e all’apporto della pioggia. Domenica scorsa, giornata di bora intensa, la velocità del vento era prevista fino a 64-72 km/h.

Il vento ha poi raggiunto i 90 km/h alla sera: condizioni simili al maltempo del novembre di due anni fa. In questa situazione la procedura prevede una chiusura a quota 45 cm, per salvaguardare la città di Venezia e di Chioggia.

La Sala Operativa Decisionale è stata anche meno conservativa in quanto ha provveduto ad avviare la chiusura alle ore 01:00 al raggiungimento della quota di 57 cm a Venezia, ben 12 cm in più della procedura.

Lunedì invece la chiusura è avvenuta alle ore 03: 46 e la riapertura alle 10: 03. Le previsioni di vento erano ancora sopra i 54 chilometri orari, sopra i quali viene impedita la navigazione. Ieri, infine, l’avvio della chiusura delle barriere è iniziato alle 4. 02 con riapertura alle 8. 50 e conferma di zavorramento alle 9. 30. L’avvio della chiusura è intervenuto alla quota di 80 cm a Punta della Salute e 88 cm a Chioggia, in quanto le previsioni di vento erano ancora molto prossime ai 54 chilometri orari.

A detta dei tecnici del Consorzio, la quota indicata da Vpc probabilmente è quella della chiusura dei canali che avviene una mezz’ora prima del sollevamento che a sua volta dura mezz’ora. In questo lasso di tempo l’acqua continua a entrare, non si ferma fino a quando le barriere sono chiuse.

Questione di centimetri, dunque, su cui però si gioca ancora una volta lo scontro tra le pari

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