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In Siria Israele sferra il suo affondo finale

L’avanzata del “Grande Israele”. Il progetto sionista di distruzione, colonizzazione ed occupazione di ampie aree del Medio-oriente si sta realizzando in maniera sempre più compiuta con la complicità dell’Occidente e l’impotenza dell’Onu ridotta ad un organismo in cui esercitare un mero diritto di tribuna ma nulla più.

La distruzione di Gaza è ormai in via di ultimazione, rasa al suolo, così come lo smantellamento della Cisgiordania. 50.000 palestinesi morti, tra i quali tantissimi bambini e donne. Un vero e proprio genocidio, con crudeli crimini di guerra e una sistematica pulizia etnica. Solo chi non vuol vedere tace o nega. Azione criminale accompagnata da nuovi insediamenti dei coloni, appropriazione dei beni e sfruttamento delle risorse naturali. La Palestina progressivamente cancellata dalla geografia. Ma nonostante tutto non si può uccidere un popolo, la sua storia, una lotta di resistenza eroica: Israele non potrà annientare la verità e la giustizia. La Storia condannerà lo Stato ebraico per questa barbarie.

Ma non è finita qua la strategia sionista. I bombardamenti in Libano, compresa la capitale Beirut, con migliaia di morti, distruzioni ampie, per ottenere il controllo militare, territoriale e politica del sud del Libano ed intimidire lo stato libanese con il terrorismo di stato. Arrivando finanche a minacciare e costringere l’Onu a non opporsi e farsi da parte. Gli attacchi all’Iran, uno dei pochi stati mediorientali non ancora distrutto dalle politiche di guerra imperialiste occidentali come avvenuto in Libia, Iraq e Afghanistan, o dall’imperialismo politico ed economico come in Egitto e in tanti altri paesi arabi in cui il capitalismo del petrolio gioca la sua partita determinante.

Ma non è finita qui perché dopo le costanti incursioni e bombardamenti in Siria e le provocazioni sull’altura del Golan, ecco anche realizzarsi l’improvvisa avanzata dei ribelli siriani e il pronto massiccio bombardamento israeliano su tutte le infrastrutture militari siriane. Con l’ulteriore considerazione che i liberatori rivoluzionari siriani erano fino a pochi giorni orsono bollati, a cominciare dal loro capo comandante militare, come terroristi jihadisti, cellule di Al Qaeda e dell’Isis, con tanto di taglia di 10 milioni di dollari sulla testa del comandante in capo proprio nella sua qualità di pericoloso tagliagole.

Oggi per gli Usa e l’Occidente non sono più terroristi, ma pragmatici liberatori, con il ruolo della Turchia che si garantisce l’opa sulla Siria, anche per arginare i curdi, e con Israele che con le indiscusse abilità del suo servizio segreto militare agevola il repentino annientamento dell’indifendibile regime di Assad. Il tutto, negli equilibri geopolitici, con la realizzazione di due colpi forti: uno alla Russia che perde il controllo sulla Siria e l’altro ad Hezbollah, quindi all’Iran, che dalla Siria verso il Libano, passando per Hamas, rappresentavano un pericolo costante per Israele. Con il sostegno bipartisan complice di Biden e Trump, approfittando della transizione di potere americana che concede ancora di più campo aperto, con una Russia impegnata nel duro conflitto in Ucraina, un’Europa subalterna agli Usa, l’Onu poco più di una voce flebile e una inconsistente Lega araba, Israele sferra l’affondo finale per la realizzazione del progetto sionista.

Il prezzo più alto lo pagano i palestinesi, popolo che viene più di ogni altro sacrificato anche dai fratelli arabi che non sempre sono fratelli fedeli. Ecco perché il popolo palestinese merita sostegno incondizionato perché sono gli oppressi della terra, le vittime sacrificali del genocidio del terzo millennio.

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