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Addio al professor De Nardi, una colonna della Provincia di Treviso

È stato una colonna della Provincia, ma anche uno straordinario docente e formatore, didatta come pochi.

Giancarlo De Nardi, scomparso l’11 dicembre a 79 anni per un male inesorabile, è stato insegnate, formatore, consulente, dirigente della pubblica amministrazione e per 16 anni capo di gabinetto della Provincia, prima di andare in pensione.

Ma solo dagli enti locali, perché poi ha aperto uno studio di consulenza, ha collaborato con la Provincia stessa, con l’università di Roma e con il Vaticano, ha presieduto la Fondazione Opera Monte Grappa (chiamato dall’allora vescovo Andrea Bruno Mazzocato), che gestisce il centro di formazione professionale omonimo di Fonte. E appassionato di cultura e di mondo, ha viaggiato, molto spesso in Francia.

Era nato a Oderzo, ma la famiglia s’era trasferita a Casier. Studi classici, la laurea in Lettere, l’insegnamento, e l’approdo ai centri di formazione professionale, poi la collaborazione con la Regione e l’allora assessore Gilberto Battistella.

Quindi era passato in Provincia, dirigente del Settore pubblica Istruzione e già all’epoca di Innocenti aveva lavorato con un ristretto team di specialisti, per il progetto che avrebbe riformato i Cfp, nati all’epoca della presidenza Marton e che lui ben conosceva da docente.

E avrebbe rivisto il sistema formativo della Provincia, nel team dell’Ufficio di Programmazione didattica ed aggiornamento, guidato da Augusto Favretti.

Nel 1990 il presidente Giacomo Dalla Longa lo avrebbe nominato capo di gabinetto, succedendo a Luisa Faldini reggente per la nomina ad assessore di Ivonne Tordini.

Carica che avrebbe ricoperto fino al 2006, con ben 5 presidenti (passando per Citron, Mazzonetto, Zaia e Muraro). Era il “professore”, per tutti, Zaia in primis.

E quanti, colleghi di scuola e di Provincia hanno imparato tantissimo da lui. «Un maestro, sempre», dicono gli amici, affranti, «con una mente vivacissima, inesauribile».

«Era capace di relazionarsi con tutto il mondo tenendo sempre il profilo basso», lo ricorda Fulvio Pettenà, «di carattere mite, di una discrezione esemplare, non era mai stanco. Diceva che nulla era vietato, se si sapeva fare; e ci riusciva sempre».

«Ha segnato un’epoca della Provincia e della vita amministrativa della Marca», dicono commossi i suoi ex colleghi, fra cui Carlo Rapicavoli e Giuliana Meneghetti.

Poco tempo fa era mancata la moglie Giovanna, anch’essa per un tumore, molto raro. Lascia nipoti e gli altri parenti.

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