Felice Maniero manda una lettera di scuse per la morte di Cristina Pavesi: “Responsabile per la sua uccisione. Aveva l’età dei miei figli”
Il boss della Mala del Brenta scrive una lettera e chiede perdono, trentaquattro anni dopo. Felice Maniero, il veneziano che si è reso responsabile di una lunga stagione di sangue e attività criminali in Veneto, ha scelto il 13 dicembre per inviare un messaggio ai familiari di Cristina Pavesi, nello stesso giorno in cui nel 1990 la ventenne rimase vittima di una tentata rapina, con uso di esplosivo, da parte della banda. Quel giorno un vagone postale era diretto verso Padova e si incrociò con un convoglio passeggeri proveniente dalla direzione opposta quando venne investito dall’esplosione. Cristina stava tornando da un colloquio all’università e per lei non ci fu scampo nella collisione tra i due treni. Maniero, che è passato dal ruolo di capo della mala (definita con sentenza una cosca mafiosa) a pentito, prende lo spunto dal fatto che la sua villa a Campolongo Maggiore, confiscata dallo Stato e ceduta al Comune per farne la “Casa delle associazioni”, è stata intitolata a Cristina Pavesi.
Una vittima innocente, un tragico effetto collaterale. “Credo sia giusto ricordare per sempre Cristina Pavesi e giudico positivo che la mia casa sia stata intitolata alla sua memoria” scrive Maniero. Ha fatto arrivare la lettera al sindaco di Campolongo Maggiore, Mattia Gastaldi, in occasione della “Giornata comunale della Legalità“, istituita il 13 dicembre. Il sindaco ha spiegato a Il Gazzettino: “C’è stato tra noi uno scambio di un paio di email, una corrispondenza iniziata dopo la legittima richiesta di Maniero di restituzione di un lampadario che si trovava nella villa, custodito dal Comune, ma ancora di sua proprietà. Il lampadario gli è stato restituito a settembre. Io ho colto l’occasione per proporgli un cambio di rotta, per mandare un segnale alla nostra comunità e alla famiglia Pavesi”. Il primo cittadino aggiunge: “Credo che dal passato si debba imparare per migliorare, allontanandosi da una mitizzazione della criminalità, un percorso che Campolongo ha intrapreso da molti anni verso una cultura della legalità. Su quanto accaduto a Cristina Pavesi ritengo si dovesse mettere un punto fermo, per questo gli ho chiesto delle scuse da rendere pubbliche”.
Ecco cosa scrive Maniero: “Il tragico evento che ha portato alla scomparsa di Cristina Pavesi è conseguenza non voluta di un atto criminale del quale mi assumo la piena responsabilità. Ho sempre ribadito che si è trattato di una disgrazia. Ciò non toglie che mi senta responsabile della morte di una giovane innocente che all’epoca aveva l’età di uno dei miei figli. Ancora non mi capacito di ciò che è successo e non so darmi pace per la perdita di quella giovane vita. Inimmaginabile e imperdonabile il dolore provocato e non posso che sentirmi vicino, prima di tutto come padre che ha perso una figlia in un’età in cui si stava aprendo alla vita, come Cristina, alla famiglia Pavesi. Credo sia giusto ricordare per sempre Cristina Pavesi e giudico positivo che la mia casa sia stata intitolata alla sua memoria”. Il pentimento di Maniero è stato però accolto con scetticismo dalla famiglia, tramite la zia di Cristina, Michela Pavesi. “Questa cosa arriva troppo tardi, non credo al pentimento di Maniero e non lo perdono”.
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