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Proverbi e violenza di genere, uno studio rivela gli stereotipi radicati in Veneto

Indagare le motivazioni di una violenza di genere sommersa e sottaciuta nella provincia, attraverso lo studio dei proverbi che hanno radicato una mentalità sui ruoli uomo e donna, che ancora oggi persiste.

Questo lo scopo dell’associazione AiutoDonna che ieri sera al museo Bellis di Oderzo ha presentato i risultati della sua ricerca nel testo “Volti del femminile in Veneto. Indagine sull’evoluzione della percezione degli stereotipi di genere dei proverbi tradizionali nel territorio Opitergino Mottense” (Gianni Sartori Editore, 2024).

L'iniziativa

Gremita la sala delle anfore, dove erano presenti le autrici, tra cui psicologhe, criminologhe, economiste, letterate, coordinate da Alice Barro, fondatrice e presidente di AiutoDonna, e istituzioni con il sindaco di Oderzo, Maria Scardellato, e la senatrice Marina Marchetto Aliprandi. Folto il pubblico, soprattutto femminile, incuriosito dal tema. Presente anche il coro femminile Città di Oderzo diretto da Lucia Visentin, molto applaudito.

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Co nasse ’na dona nasse na serva; co ’nasse un omo nasse un paron” (quando nasce una donna nasce una serva, quando nasce un uomo nasce un padrone), “Dona sapiente, no val niente” (la donna sapiente non vale niente), “Dona modesta, fameja onesta” (la donna modesta rende la famiglia onesta), e via di proverbio in proverbio a tratteggiare un ritratto del femminile asservito al maschile, alla famiglia e alla preservazione di una facciata “onesta”, malgrado tutto.

Violenza di genere

«Nella zona opitergina è scarsa la richiesta di colloqui sia allo sportello dell’associazione che ai centri antiviolenza più vicini – ha detto Barro – e questo fatto perdura negli anni e pone la questione della cultura locale fondata su stereotipi di genere dettati dalla tradizione. Le persone qui tendono a tenere per sé i propri problemi soprattutto per paura del giudizio sociale, che si tratti di questioni legate alla coppia, alla violenza domestica o alle molestie sessuali».

Una considerazione emersa dai dati di un sondaggio somministrato da AiutoDonna nel 2023 ad adulti (140 rispondenti) e studenti (91 maschi e 101 femmine) del territorio opitergino, su base volontaria e anonima, concernente la loro percezione rispetto al ruolo della donna.

Il 68% delle studentesse pensa che una donna vittima di violenza sessuale se la sia cercata e il 65% ritiene che parlare della violenza subìta possa essere vergognoso e si rischia di non essere credute: una percezione allarmante che spiega perché ci sia tutta questa ritrosia nel chiedere aiuto. D’altronde nella metà dei rispondenti adulti vige ancora la credenza che le donne non dovrebbero essere troppo indipendenti (50%) e che dovrebbero rispettare i ruoli tradizionali (53%).

Gli studenti e le studentesse pensano però che la violenza di genere esista (oltre il 90%), che sia un problema importante (oltre il 70%), e che debba essere denunciato (oltre l’80%), ponendo quindi la questione in termini generali in contraddizione rispetto alle posizioni personali. «Adesso stiamo facendo un giro nelle scuole che hanno partecipato al sondaggio – ha chiuso Barro – per condividere con gli studenti e le studentesse i dati emersi e cercare di comprendere meglio le ragioni di queste risposte, andando a fondo sui pregiudizi e sui timori di questo contesto sociale per approntare progetti innovativi di prevenzione sulla violenza di genere».

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