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Su Atreju il vento dei Conservatori: la via italiana è un mondo libero, identitario e responsabile

«Abbiamo la responsabilità di essere uniti. I nostri avversari lo sono sempre, noi conservatori dobbiamo fare lo stesso se vogliamo costruire un’alternativa globale e forte». Questo il messaggio che Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha lanciato dal palco di Atreju, durante il panel Conservatori in e oltre l’Europa, tenutosi nella Sala Marco Polo. Un evento che ha riunito personalità di spicco del conservatorismo internazionale, dall’Europa agli Stati Uniti, con uno sguardo deciso verso il futuro dell’alleanza, che è ormai sempre più una famiglia politica.

Ecr: unità e valori comuni per una destra europea e globale

L’incontro, moderato dal deputato Antonio Giordano, si è aperto con un richiamo all’importanza del legame internazionale tra partiti conservatori, res0 possibile dal lavoro dell’Ecr. «Non sapevamo che Giorgia Meloni fosse così brava» ha detto Ciriani, riferendosi alla leadership italiana e internazionale della premier. «Ha superato ogni aspettativa, dimostrando che un governo conservatore può essere affidabile, stabile e proiettato verso il futuro».

Marion Maréchal, eurodeputata e capo della delegazione francese, ha sottolineato le sfide comuni che attraversano l’Europa, in particolare in Francia: «Conosciamo la situazione politica che avete conosciuto in Italia prima che Giorgia Meloni arrivasse. La stabilità istituzionale è oggi un modello per noi. La Francia ha bisogno di imparare dalla coerenza e dalla volontà che avete dimostrato».

Difendere l’identità e costruire il futuro

Il richiamo all’identità come fondamento della politica conservatrice è stato un filo conduttore del dibattito. Olena Khomenko, deputata ucraina, ha parlato dell’importanza dell’unità contro l’aggressione russa: «I partiti conservatori di tutta Europa sono stati strumentali nel supportare le sanzioni contro la Russia e nel sostenere l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. La pace non significa arrendersi, e confidiamo nel supporto dei conservatori europei e atlantici per continuare questa lotta».

Dal Regno Unito, Lord Martin Callanan ha offerto una visione che lega politica interna ed estera: «In Europa non spendiamo abbastanza per la difesa. Donald Trump aveva ragione: dobbiamo fare di più per proteggere i nostri confini e sostenere i nostri alleati, come Israele e l’Ucraina. È un imperativo morale e strategico». Callanan ha poi ricordato i primi passi di Giorgia Meloni all’interno dell’ECR, definendola “un modello di leadership conservatrice, stabile e pragmatica».

Israele, Ucraina e la sfida globale

Ariel Bulshtein, rappresentante israeliano, ha portato un messaggio rivolto al Paese «Israele combatte non solo per la propria sopravvivenza, ma per la difesa della civiltà comune contro il terrorismo e l’odio. Non abbiamo bisogno di soldati stranieri, ma il sostegno morale e politico dei conservatori in Europa  è cruciale». Ha inoltre evidenziato le pressioni internazionali che Israele subisce nelle istituzioni multilaterali, definendole “un fronte altrettanto decisivo della guerra sul campo.

Georgiana Teodorescu, eurodeputata romena, ha aggiunto una nota critica sulla cultura della political correctness: «Viviamo in un’epoca in cui il coraggio di dire la verità è raro. Ma i conservatori devono essere audaci, sfidare l’ingiustizia e rifiutare etichette politiche che servono solo a reprimere il dissenso».

La via italiana verso leadership globale con Ecr

Il panel si è chiuso con un richiamo alla centralità del modello italiano come ispirazione per il conservatorismo europeo. Ciriani ha ribadito: «Rappresentiamo la maggioranza degli italiani. La nostra forza sta nella coerenza dei principi e nella capacità di costruire un futuro senza tradire le radici».

La serata si è conclusa con un senso di determinazione condivisa. Come ha sintetizzato Antonio Giordano: «Questa non è solo un’alleanza politica, ma un progetto globale per costruire un mondo fondato sui valori della libertà, dell’identità e della responsabilità»

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