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Pratiche per gli oriundi, uffici comunali in tilt nel Bellunese: assunzioni ad hoc e bonus al personale

Comuni costretti ad assumere personale dedicato esclusivamente alla gestione delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza ai brasiliani di origine italiana. Altri che riducono l’apertura degli uffici ai cittadini. Altri ancora dove i dipendenti fanno gli straordinari, lavorando anche nel fine settimana, per smaltire gli arretrati. Il grido d’allarme partito da Val di Zoldo risuona anche in Valbelluna. E si allarga.

Sono almeno una dozzina i Comuni del Bellunese sommersi dalle pratiche e che hanno segnalato come la situazione stia mettendo gli uffici anagrafe e stato civile in grossa difficoltà. Ci sono fascicoli a Borgo Valbelluna, Sospirolo, Limana, Soverzene, ma anche a Lozzo, Voltago, Alleghe, Agordo, Rocca Pietore, Canale d’Agordo, Tambre, Fonzaso.

«Ogni settimana ci arrivano almeno una ventina di atti via pec», racconta il sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa. «Ne avremo almeno un migliaio in giacenza». A Sospirolo a settembre gli arretrati erano oltre 400, ma nei giorni scorsi è arrivato un plico con almeno una cinquantina di atti.

Le preoccupazioni

Il timore dei sindaci è di finire nel mirino della giustizia come è successo a Val di Zoldo, dove è stato notificato il primo ricorso al Tar per mancata ottemperanza ad una sentenza. I brasiliani con antenati italiani, infatti, per ottenere la cittadinanza italiana più in fretta non si rivolgono più ai Consolati nel loro paese di residenza. Si rivolgono ad un avvocato e la chiedono attraverso un tribunale italiano.

La trascrizione degli atti di nascita, matrimonio, divorzio, morte, viene scaricata sui Comuni, che non riescono a gestire la mole di lavoro. Anche perché si tratta di piccoli Municipi, con poco personale. E allora i sindaci sono costretti a inventarsi una soluzione.

Assunzioni ad hoc

Borgo Valbelluna, ad esempio, ha appena bandito un concorso pubblico per assumere un dipendente per l’ufficio anagrafe. «Per dodici mesi si occuperà solo di queste pratiche», spiega il sindaco, Stefano Cesa. «Il personale in servizio ormai deve dedicarsi praticamente solo a questa attività, sottraendo tempo ai nostri cittadini e alle loro necessità. Non lo trovo corretto».

Cesa ha quindi deciso di assumere una persona in più per l’ufficio. «Il che significa non poter assumere per altri servizi, visti i limiti che ci sono per legge per i Comuni sul personale».

Straordinari e bonus

A Sospirolo, invece, i dipendenti dell’anagrafe stavano facendo talmente tante ore di straordinario che il sindaco ha dovuto mettere un freno. «Avevamo finito i soldi a bilancio», racconta.

Mario De Bon e la sua squadra allora si sono inventati un progetto: «All’anagrafe ho due dipendenti, che si occupano anche del protocollo, del sociale, dell’attività delle associazioni. Per smaltire gli arretrati potranno lavorare quando vorranno, anche il sabato o la domenica, e per ogni pratica completata riceveranno una sorta di compenso aggiuntivo. Speriamo, così, di smaltire la mole di lavoro, non vorrei rischiare un ricorso come già capitato a Val di Zoldo». Il progetto costerà 4mila euro. Soldi del bilancio comunale.

La protesta

«Queste persone non hanno alcun interesse concreto a legarsi al nostro territorio», spiega Cesa. «Magari volessero trasferirsi a vivere qui». Il sospetto, che Cesa ha messo nero su bianco nella lettera inviata al prefetto, al ministero dell’Interno, ai colleghi sindaci, al senatore De Carlo e ad Anci Veneto qualche tempo fa, è che «la richiesta di cittadinanza sia finalizzata all’ottenimento del passaporto italiano, che consentirebbe di muoversi agevolmente e trovare occasioni di lavoro in Europa e Stati Uniti».

Anche De Bon ha scritto al Prefetto e al ministero. Le ultime lettere risalgono a settembre e dicembre dello scorso anno. «Perché noi Comuni dobbiamo fare da tramite? Questo problema deve essere risolto a livello centrale, invece lo Stato è latitante. Intanto iniziamo cambiando la norma: la cittadinanza si ottenga dopo 5 anni di residenza, non 45 giorni».

Quorum “inquinato”

C’è poi il problema, sollevato anche dal presidente della Corte d’Appello di Venezia, dell’impatto sul corpo elettorale. «Con questi numeri si va ad inquinare il quorum negli appuntamenti elettorali», spiega ancora Cesa. «Il completamento dell’iter si conclude infatti con l’iscrizione all’Aire».

«Qui c’è un problema serio, siamo allo stremo», conclude Mario De Bon. «Lo dico ora: se riceverò un ricorso, lo porterò direttamente al prefetto. Finora mi sono mosso scrivendo, sollevando il problema, perché questo deve fare un sindaco: usare i canali istituzionali. Lo Stato prenda in mano questa situazione, in fretta».

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