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Il vescovo di Padova chiude il Sinodo e indica la via: in una lettera tre luci per il rinnovamento

Li chiama “bagliori”, il vescovo Claudio Cipolla. Sono le luci che si sono accese a rischiarare il percorso della Chiesa di Padova verso un rinnovamento che è al tempo stesso ricerca della missione originaria e tentativo di adottare un linguaggio e azioni più efficaci per rispondere alle domande di questo tempo.

Dopo tre anni di cammino, il Sinodo diocesano si chiude con una celebrazione solenne e intensa e con la consegna della Lettera post-sinodale alle «persone che rendono unico il volto della nostra Chiesa»: sono famiglie, giovani, volontari, catechisti, sacerdoti e seminaristi, frati e suore, impiegati degli uffici della diocesi, esponenti delle comunità etniche.

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Ma sono anche le assessore di Rubano (Chiara Buson) e Padova (Cristina Piva), il presidente della Camera di Commercio di Padova Antonio Santocono, medici, dirigenti scolastici e insegnanti, forze dell’ordine. Nella chiesa dell’Opera della Provvidenza, là dove la Chiesa tiene vivo il fuoco del servizio, inizia un nuovo cammino: la Lettera contiene le indicazioni per orientarsi, i buoni propositi raccolti nelle comunità e poi elaborati dall’assemblea sinodale dovranno diventare atti concreti nei prossimi anni.

Le prime luci

Nella sua omelia, don Claudio si dice emozionato: «Sento il peso della responsabilità per le indicazioni che al termine della celebrazione vi consegnerò», dice.

Poi, dopo aver speso parole di elogio per il lavoro fatto in questi anni, elenca le tre luci che illumineranno la strada del rinnovamento. La prima è l’esperienza di comunità: «Oggi si manifesta il bisogno che le comunità, in particolare quelle che definiamo parrocchia, diventino luoghi di fraternità e di invio in missione: comunità fraterne e missionarie».

È il richiamo alle origini della Chiesa. La seconda luce è «la riscoperta della nostra chiamata a essere evangelizzatori. A partire dagli adulti e dai giovani, le nostre comunità sono nella necessità di rivedere i propri stili di vita perché siano ispirati al Vangelo e siano Vangelo».

È la novità dei ministeri battesimali, discussa a lungo durante il Sinodo: il coinvolgimento dei battezzati in alcune funzioni che fin qui sono state affidate solo ai parroci - come risposta al calo delle vocazioni, ma anche come strumento per allargare la partecipazione alla vita delle parrocchie.

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La collaborazione fra parrocchie

Il terzo raggio di luce è - per ammissione del vescovo - suggerito «dalla realtà storica che viviamo». Spiega don Claudio: «Poiché siamo molti e viviamo su territori diversi occorre che ci diamo una organizzazione per poterci aiutare reciprocamente. Parlare di vicariati, di collaborazioni pastorali e di parrocchie, di presbiteri e diaconi, di ministeri istituiti e battesimali, di carismi presenti grazie alla vita consacrata e ai movimenti significa anche andare sul concreto, porre indicatori, stabilire tempi, darsi appuntamenti, indicare sedi di incontro. Occorre però sempre ricordarci che si tratta di strumenti, non di fini. Possono dunque cambiare con il modificarsi delle condizioni storiche in cui viviamo. Adesso è tempo di osare qualche tentativo di rinnovamento».

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La terza luce è la collaborazione fra parrocchie, suggerita dall’assemblea sinodale come strategia per ottimizzare le risorse, individuando priorità d’azione, con l’obiettivo di salvaguardare la capillarità della presenza della Chiesa nel territorio.

La Lettera post-sinodale, consegnata ieri in poche mani, da oggi inizierà a circolare. Ma dal 4 marzo sarà distribuita in otto incontri programmati nel territorio diocesano, ai quali sarà sempre presente il vescovo. E oggi don Claudio illustrerà le conseguenze pratiche di questa azione di rinnovamento.

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