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Vannacci, candidato con la Lega a Nordest: «I miei ideali: patria e nazione. L’autonomia? In parte c’è già»

Dopo le interlocuzioni e le attese, i rumors e le polemiche, Matteo Salvini ha scoperto la sua carta per le elezioni europee ufficializzando, proprio il 25 Aprile, la candidatura del generale Roberto Vannacci che correrà in tutte le circoscrizioni. Anche se non si sa ancora se come capolista o meno.

Roberto Vannacci, alla fine sarà lei l’uomo della Lega alle elezioni europee: candidato in tutte le circoscrizioni.

«Sarò un candidato indipendente, ma correrò federandomi con la Lega. Ringrazio Salvini, che mi ha voluto, e gli rinnovo la mia stima».

In Veneto, però, la sua candidatura è stata accolta con fastidio da più di qualcuno. Cosa risponde ai leghisti che non si sentono e non vogliono essere rappresentati da lei?

«Rispondo che devono risolvere questi problemi nell’ambito del loro partito. Io sono un candidato indipendente, non faccio parte della Lega».

E allora perché si candida con la Lega?

«Perché ho dei valori e dei riferimenti che sono quelli della Lega: la patria, la nazione, la famiglia, le tradizioni, la libertà...».

La patria e la nazione? Ci mettiamo pure l’autonomia, magari?

«Questo lo dice lei».

Ma lei nell’autonomia crede o no?

«Dipende da che punto la si osserva, questa autonomia. La riforma del titolo V della Costituzione è già stata fatta ed è già una parte di autonomia».

Come dire: l’autonomia che c’è basta e avanza?

«Non ho detto questo. Penso che la decentralizzazione, se fatta in maniera oculata e razionale, per molti aspetti porti conseguenze positive».

Quali, secondo lei?

«Consente di guardare negli occhi le persone che decidono, nel bene e nel male. Permette di sapere chi è il responsabile delle scelte che vengono fatte».

La sua candidatura è stata ufficializzata il 25 Aprile, festa della Liberazione. Lei si dichiara antifascista?

«E lei si dichiara antinapoleonica?».

Prego?

«Dichiararsi antifascista è una cosa totalmente inutile e pretestuosa. Il fascismo è terminato 80 anni fa, è un periodo storico bello che finito. E quindi non ha alcun senso parlare di antifascismo, oggi».

Se il fascismo, come periodo storico, è finito, il neofascismo, no. E poi la nostra democrazia e la nostra Repubblica si fondano sull’antifascismo...

«La Costituzione si basa sulla libertà e sull’onestà, eppure nessuno mi ha mai chiesto che mi dichiaro “libero” o “onesto”. Quella del chiedere conto dell’antifascismo di una persona è soltanto una prassi pretestuosa, portata avanti da una frangia della società, per assegnare delle “patenti” di merito. E chi non si dichiara antifascista viene sminuito o denigrato per quello che pensa».

L’antifascismo dovrebbe essere un principio inderogabile per chiunque...

«Una forma inutile con il solo scopo di continuare a dividere la società su fatti finiti un secolo fa. E poi non c’è nessuna norma che obblighi le persone a dichiararsi antifasciste».

Se dovesse essere eletto, quali saranno le istanze che porterà al Parlamento Europeo?

«I temi che ho già affrontato nel mio libro. E quindi ambientalismo ideologico, società multiculturali, immigrazioni: tutte questioni sulle quali ho le idee molto chiare. E poi l’interesse della nazione, l’idea di patria e di identità: priorità anche a livello europeo, da promuovere in tutte le sedi».

Sembra più il programma di un candidato di FdI. A proposito delle idee esposte nel suo libro: alle urne se la dovrà vedere con Alessandro Zan, deputato del Pd e volto della battaglia per i diritti civili. Lei, per le sue idee, è considerato esattamente “l’anti Zan”.

«A Zan auguro buona fortuna per la corsa elettorale e il massimo successo possibile. Io esprimo pareri diversi dai suoi, ma sempre con grande rispetto nei suoi confronti».

Anche questo non la rende molto amato in un Veneto che si sta affrancando dalla “prima Lega”, abbracciando ideali progressisti. È un processo che potrebbe coinvolgerla?

«Io ho già chiarito in maniera inequivocabile qual è il mio pensiero su determinati argomenti. Queste sono le mie idee e le assicuro che non cambieranno».

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