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Corea 1979, il giorno del golpe: al Far East Film Festival va in onda “12.12: The Day”

UDINE. Il primo a non crederci, riposto sul tavolo il copione appena letto, fu proprio il regista Kim Sung-soo, nonostante «La sceneggiatura di “12.12: The Day” fosse impeccabile», ricorda durante il talk del Far East l’artefice di un film che in Corea del Sud ha fatto saltare in aria il box office dopo annate di vacche magrissime complice la pandemia: tredici milioni di biglietti venduti.

Un coreano su quattro ha abbandonato il divano di casa per rivivere in dolby uno dei tanti black out di un Paese che di tragedie ne ha vissute più d’una.

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Forse l’eco di quel 12 del 12, che lo traumatizzò non poco quand’era diciannovenne, convinse Kim a non gettarsi a capofitto nell’impresa di raccontare un episodio fulcro di una Storia che soltanto decenni dopo divenne pubblica. Poi, però, ci mise del suo la sfida e quando sale in cattedra la competizione è difficile farla scendere se di mestiere fai il narratore.

Venerdì 26 aprile, alle 19.15, la pellicola sarà sul grande schermo del Giovanni da Udine, terza giornata del Feff numero ventisei. Un consiglio spassionato? Andateci.

Il titolo sta per 12 dicembre 1979, giorno del golpe che diede una poderosa spallata a un governo transitorio dopo l’uccisione del presidente Park Chung-hee.

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Il cineasta Kim Sung-soo era uno studente quando prese il potere con la forza Chun Doo hwan, condannato a morte nel 1996, ma inspiegabilmente graziato. Il dittatore scese all’inferno novantenne nel 2021 con la responsabilità di molti crimini fra il cui più conosciuto, ovvero “il massacro di Gwangju”, a seguito di una rivolta popolare avvenuta il 18 maggio1980. Migliaia di giovane vite furono spezzate dalla brutalità dell’esercito che non fece sconti a chi la pensava diversamente.

Il regista, fra l’altro, è un vecchio amico del Feff: «Fui invitato ventidue anni fa — e il saluto agli ospiti della conferenza stampa di ieri è stato “Buongiorno”, pronunciato con una solida padronanza d’accento — e stavolta mi sono permesso di chiedere a Sabrina e a Thomas un posto nel cartellone di quest’anno, proprio in memoria di quella mia prima visita a Udine. Ah, a proposito di fatti udinesi appuntati sul suo diario friulano: Kim Sung ricorda perfettamente di aver ingollato della grappa “con un certo piacere”.

È stato l’attore Jung Woo-sung ad accompagnare il regista nel viaggio in Friuli, ma fra loro c’è un’amicizia di lunghissima data per alcuni film condivisi e anche la prima volta del Feff, nel 2002, i due hanno bighellonato assieme per la città.

«Qualche perplessità iniziale mi tenne lontano dall’accettare la parte – spiega Jung Woo – se non altro per il mio personaggio molto complesso. Con Kim il rapporto è assai franco, evitiamo di mentirci, tutto deve essere trasparente soprattutto quando si affronta un’avventura delicata come questa. E sapete come mi ha convinto? Dicendomi semplicemente: è tutto ok».

Ormai i confini della condivisione sono stati eliminati totalmente, come una sorta di Schengen tecnologica, oltre che territoriale, ma ciò che stiamo per dirvi rasenta la paranoia.

L’incedere della pellicola in questione è ad alto tasso adrenalinico, come dovrebbero essere tutte quelle opere che giocano il jolly sulla frenesia del racconto, al contrario di altre costruite apposta per individuare il bello proprio sulla loro lentezza.

Ecco, “12.12” appartiene al primo gruppo e dura parecchio, questo ve lo diciamo: 142’.

Comunque i coreani, durante la visione di scene forti, hanno registrato la frequenza cardiaca sui loro smartwatch spartendo il risultato dei battiti sui social attraverso gli screenshot. Davvero fuori di melone ‘sti coreani. Però questo conforta l’effetto del film, che così dev’essere: un tornado d’emozioni.

C’è dell’altro. Poche settimane fa in Corea del Sud ci sono state le elezioni: hanno vinto i Democratici, che erano all’opposizione, con ben 175 seggi in Parlamento.

Alcuni giornali di destra hanno accusato il “12.12: The Day” di aver condizionato il voto. Quando si perde, l’Italia insegna, ci s’inventa la qualunque. No?

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