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Cure palliative fuori dalla provincia: ora il San Matteo sblocca il caso Reali

PAVIA. Le preghiere di Alessandra Nicola sono state esaudite: il marito 65enne Paolo Reali, malato di cancro e per questo bisognoso di cure palliative a causa di un adenocarcinoma in stadio avanzato, potrà richiedere l’assistenza a domicilio tra i colli di Caldirola (Alessandria) dove la famiglia passa le estati in casa di villeggiatura, cornice scelta per dipingere il tramonto di una vita che, negli ultimi mesi, è stata segnata dalla sofferenza. «Abbiamo allertato l’Ats e fornito alla famiglia le informazioni necessarie per proseguire con le cure domiciliari in provincia di Alessandria, qualora ne faccia richiesta» spiega Alba Muzzi, direttrice sanitaria del San Matteo, il policlinico che ha in cura Reali dove peraltro in questi giorni è ricoverato, per via di una sopraggiunta infezione: il figlio 13enne potrà visitare il padre, nonostante le regole dell’ospedale lo vietino. La situazione si è sbloccata all’indomani di una lettera che Nicola ha indirizzato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a papa Francesco, pubblicata da questo giornale sull’edizione di lunedì 19.

«Abbiamo incontrato la famiglia»

Nella lettera scritta al capezzale del marito, Nicola ha messo su carta il suo dolore e una speranza: portare Paolo Reali nella casa di Caldirola scongiurando il passaggio da un hospice, cioè le strutture per accompagnare i pazienti nell’ultimo tratto dell’esistenza. «Io Paolo non lo voglio portare in hospice, vorrei portarlo a casa a Caldirola o a Pavia a stare con i bambini e quando vuole morire lo faccia – ha scritto – dirò a loro che è andato in un altro mondo dove noi non possiamo vederlo. Magari sbaglio di grosso ma non penso che tutti i malati come lui debbano per forza morire in ospedale».

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Ma chi si prodiga per lenire la condizione di Reali non può seguirlo fino in Piemonte, nonostante Caldirola si trovi a cinque chilometri dalla Lombardia: la onlus Lino Sartori, che assiste Reali da maggio ed è attiva in tutta la provincia per erogare cure palliative a domicilio, non può seguire la famiglia “oltre confine” poiché accreditata soltanto in Regione. Da qui l’ostacolo: andare in Piemonte nel rifugio di famiglia «perché là ci sono gli amici dei bambini e il giardino bello dove giocare al fresco, in una casa senza barriere architettoniche» ma rinunciando all’assistenza di cui Reali ha bisogno, oppure restare a Pavia dove la “Sartori” può operare, vivendo però in una casa dove «le barriere architettoniche ci sono» e con loro il caldo, le zanzare e l’assenza degli amici dei tre figli ancora piccoli.

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Pubblicata la lettera, il policlinico e l’Ats di Pavia tendono una mano alla famiglia: «Abbiamo avuto un colloquio con la signora per affrontare la situazione – prosegue Muzzi – abbiamo fornito alla famiglia le informazioni necessarie per attivare l’assistenza domiciliare anche in provincia di Alessandria, segnalando le strutture adeguate dove fare richiesta. Abbiamo anche allertato l’Ats provinciale per autorizzare l’eventuale attivazione delle cure domiciliari fuori Regione, qualora la famiglia propenda in questo senso». Nel frattempo, Reali è ancora ricoverato al policlinico, che è venuto incontro alla famiglia acconsentendo alla visita dei figli minorenni.

«Possibili le visite»

Si tratta di un altro punto toccato dalla lettera di Nicola: ha chiesto che almeno il figlio maggiore di 13 anni possa far visita al papà ricoverato, sebbene le norme non lo consentano. Muzzi spiega: «Si tratta di regole a tutela dei minori, sopratutto quando si tratta di pazienti in cura presso reparti complessi come il pronto soccorso, che assistono anche pazienti politraumatizzati. Adesso che si trova in reparto, d’accordo con i medici si troverà il modo per consentire la visita insieme ai figli, qualora venga richiesto».

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