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La sede dell’Ufficio immigrazione lascerà la Questura per Valmaura

Il dado è tratto o quasi. La sede dell’Ufficio immigrazione della Questura di Trieste troverà spazio in un fabbricato che verrà costruito nel comprensorio della caserma Duchessa d’Aosta di via Mascagni, a Valmaura, dove sono già presenti Commissariato di San Sabba e Stradale.

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La Conferenza dei servizi ha appena dato il via libera al progetto. I lavori dovrebbero partire entro un anno. In futuro spariranno dunque da via del Teatro Romano e via di Tor Bandena le lunghe file di persone straniere che, anche sotto il sole cocente, attendono per ore il loro turno per accedere agli sportelli.

La nuova struttura accoglierà tutti gli uffici che in Questura sono oggi dedicati all’immigrazione – inclusi gli sportelli che si incontrano nell’ampio atrio di ingresso principale – che si sposteranno nel compendio di Valmaura. Gli spazi di via del Teatro Romano, negli anni, hanno evidenziato la loro inadeguatezza, quindi la Questura aveva «la necessità di realizzare una struttura idonea, per ragioni di sicurezza, di accessibilità e di salute», si legge nei documenti. Da qui la soluzione di Valmaura. Ma c’è un però. Fratelli d’Italia è già pronta a dare battaglia direttamente a Roma (vedi l’articolo sotto).

Al progetto si è lavorato per anni, non senza il sollevarsi di alcune contrarietà. Da ultima quella della giunta comunale, che il 29 luglio, su proposta dell’assessore alla Pianificazione territoriale Michele Babuder, ha approvato – dopo che nella seduta precedente il via libera allo stesso atto era stato rinviato – una proposta di delibera di «non condivisione» del progetto. Per diventare definitivo e pesare sulla Conferenza dei servizi, l’atto avrebbe dovuto approdare nelle Circoscrizioni e poi in Consiglio comunale. Ciò non è avvenuto e la delibera non è mai stata approvata definitivamente, ma l’atto del 29 luglio indica ad ogni modo la non condivisione del Comune.

Il punto di vista del Municipio è dettato dal fatto che «non sono state proposte all’amministrazione soluzioni alternative – si legge – al fine di valutare e determinare compiutamente e nel tempo le ripercussioni sia dal punto di vista sociale e sia della sicurezza urbana. La mancanza di un quadro generale chiaro e di prospettiva futura comporta la non condivisione».

Alla Conferenza dei servizi semplificata si era arrivati proprio perché il Comune, raccogliendo sensibilità diverse sul progetto, non aveva dato corso all’approvazione della variante al Piano regolatore utile a far partire il cantiere, e che modificava la destinazione della zona da “area adibita a parcheggi pubblici” ad “area di edifici di interesse pubblico”.

Le istituzioni coinvolte dovevano esprimere il loro parere proprio entro il 29 luglio, quando la giunta Dipiazza ha manifestato la sua «non condivisione». Resta da chiarire a riguardo la posizione della Regione. La Conferenza dei servizi ha comunque dato il via libera al progetto, malgrado l’assenza di un riscontro del parere del Comune, che il 29 luglio si trovava in mano solo la proposta di delibera della giunta, non ancora sottoposta a Circoscrizioni e Consiglio. L’esito della Conferenza dei servizi ha comportato la variante al Piano regolatore e il Comune non ha dunque più voce in capitolo.

A dare gambe al progetto, che richiede un investimento di 2,9 milioni, ci sono 1,5 milioni della Regione – 500 mila euro erano già stati destinati dall’esecutivo Serracchiani nel 2018 e poi la giunta Fedriga ha aumentato lo stanziamento di un altro milione – oltre ai fondi garantiti al progetto dal ministero dell’Interno.

La nuova struttura verrà costruita in quell’area demaniale su un ex campo di calcio, ora utilizzato come parcheggio. L’ingresso avverrà da via Arrigo Boito, con un accesso pedonale e uno carraio realizzabile grazie all’acquisizione del Demanio di un’area di proprietà dell’Ater. Ma c’è chi è pronto a far bloccare tutto.

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