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A Padova tre poliziotti aggrediti finiscono in ospedale

Gli ultimi episodi risalgono a lunedì. Tre poliziotti della sezione Volanti sono finiti al pronto soccorso dopo interventi di routine e che invece hanno preso una brutta piega. Chiamati in un’abitazione per sedare una lite, due agenti hanno avuto una violenta colluttazione con un uomo di origini nigeriane che si rifiutava di fornire i documenti e che ha risposto con la violenza alle richieste dei poliziotti, colpendoli con calci e pugni.

Per loro la prognosi è di tre e di cinque giorni. Un altro poliziotto è stato aggredito da un uomo di origine afgana all’interno della sezione Volanti. Lo straniero è andato in escandescenza ed è stato bloccato dall’agente, ma ne è nata una lite durante la quale l’agente ha riportato contusioni che guariranno in qualche giorno.

Mercoledì, dopo l’ennesima giornata difficile che allunga una lista ormai lunghissima, il sindacato Sap ha diffuso una nota con cui pone una domanda semplice: «Chi difende i difensori?».

La questione sicurezza va dunque considerata anche nella sua faccia meno esposta: chi è chiamato a garantirla non si sente protetto.

«Siamo stanchi di prestare servizio in queste condizioni», scrive il sindacato di polizia. «È prassi ormai constatare come questi soggetti siano sempre più spregiudicati e pericolosi, ce lo testimoniano i colleghi tutti i giorni. In alcune occasioni lo strumento del taser non può essere utilizzato per motivi di sicurezza nel contesto operativo dell’intervento».

A monte c’è un problema evidente: chi aggredisce un poliziotto ha spesso buone possibilità di farla franca. «I delinquenti conoscono le falle di un sistema giudiziario che non garantisce la certezza della pena, favorendo sempre di più reazioni come quelle descritte e accadute ieri (l’altro ieri, ndr) a Padova», insiste il sindacato Sap. «E che sia chiaro, non sono episodi sporadici ma all’ordine del giorno. Per la maggior parte dei casi, si tratta di soggetti di origine straniera, fermati anche per gli stessi reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, cinque, sei, anche sette volte consecutivamente e mai il processo per direttissima li porta poi alle patrie galere».

Il messaggio è forte: la polizia fa tutto il possibile per garantire la sicurezza, ma il sistema vanifica questi sforzi. Il sindacato Sap rilancia perciò il suo appello: «Attendiamo un segnale chiaro dalla politica perché la sicurezza dei cittadini prima di tutto passa dalla sicurezza che lo Stato deve garantire agli operatori delle forze dell’ordine».

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