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Il Festival de L’Arlecchino errante spegne 28 candeline e presenta la nuova rassegna a tema “Reinventando l’umano”

Sono 28 le candeline che il Festival de L’Arlecchino errante, un’ostinata creatura di Ferruccio Merisi e della sua Scuola sperimentale dell’attore, si accinge a spegnere a partire dal prossimo 3 settembre fino al 10 a Pordenone, nelle sue strade e nei suoi spazi teatrali.

Un bel confortante traguardo per questo festival, presentato ieri nel corso di un brindisi, più che una conferenza stampa canonica, con amici e estimatori, e il cui tema quest’anno è Reinventando l’umano.

Il perché lo abbiamo chiesto a Merisi. «Perché oggi siamo immersi in una mutazione veloce: tecnologica, sociale, climatica, geopolitica, ecc…Volenti o nolenti, in modo più o meno evidente, sentiamo il bisogno di reinventarci un po’ la vita. Per riuscirci, o almeno per provarci, forse non è male condividere quei segnali di reinvenzione dell’Umano che l’Arte e la cultura contemporanea ci stanno proponendo. In particolare il Teatro, che l’Umano, letteralmente, lo mette in scena».

Ci sono però modi e modi di mettere in scena l’Umano: quello che Merisi ha scelto per il suo teatro è quello dell’erranza, intesa «come condizione indispensabile per allargare i limiti del mondo che osserviamo e viviamo abitualmente e quindi anche per capirne un po’ di più».

Perché Arlecchino? «Perché l’Arlecchino, che è nato come diavoletto – e non certo nelle favole per bambini dove per un po’ ha dovuto rifugiarsi – è in qualche modo il simbolo di quella allegria e di quella irrequietezza positiva e ottimista che sottende l’idea di erranza e che per fortuna accompagnano queste reinvenzioni».

Allegria ottimismo inclusione riflessione e condivisione: queste sembrano essere le coordinate delle tante proposte del festival, che non si limitano agli spettacoli, ma sconfinano in workshop, tenuti dalle compagnie il giorno dopo il loro spettacolo e rivolti al pubblico che vuole essere più consapevole di quanto ha visto e, come al solito per le manifestazione della Scuola sperimentale dell’attore, in momenti di convivialità condivisa.

E poi c’è l’assegnazione della Stella dell’Arlecchino errante, che quest’anno va ad Antonio Viganò, «un artista – così Merisi – con il quale ho condiviso gli inizi del mio fare teatro e che nel corso degli anni ha saputo ritagliarsi uno spazio originalissimo anche visionario nel panorama teatrale nostrano».

Quanto al tema, Reiventando l’Umano, «non è uno slogan né un manifesto programmatico, è semplicemente il denominatore comune che abbiamo trovato nella serie di spettacoli di drammaturgia contemporanea scelti. Quali il “ted talk senescente in salsa punk” ovvero Rimbambimenti, una conferenza sul tempo, da parte di un presunto scienziato, con il suo doppio marionettistico affetto da Alzheimer, di Andrea Cosentino, attore, autore e comico Premio speciale Ubu 2018. E ancora, Canicinica di Greta Tommesani e Federico Cicinelli.

Non mancano spettacoli internazionali come l’ucraino Virtual reality, del quartetto di mimi Dekru, considerati gli eredi del grande mimo francese Marcel Marceau. A rimarcare l’erranza, diversi curiosi spettacoli di strada, parate ed esibizioni di agilità e acrobazia. Per la prima volta in Italia una compagnia del Togo, gli africani Afuma con Edukikan (Cuore coraggioso) che volteggia e recita su trampoli alti 4 metri.

Tutti i particolari su www.arlecchinoerrante.com.

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