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Francia, finito l’idilio antifascista: Melènchon in piazza per destituire Macron, ma è una boutade giuridica

La Francia antifascista che il 7 luglio si unì per isolare Le Pen e Bardella non esiste più. Macron vuole isolare Melènchon e spaccare i socialisti, dando la guida del governo a un moderato. Melènchon reagisce chiamando a raccolta la piazza e chiedendo le firme per detronizzare il presidente, cosa che però non ha alcun senso costituzionale.

Raccolta di firme contro l’Eliseo

La France Insoumise (Lfi) ha presentato una proposta di risoluzione per avviare la procedura per la destituzione del presidente francese a causa dell’impasse politico derivato dalla mancata nomina di un nuovo premier.

Nella risoluzione si sottolinea che ”il rifiuto del presidente Emmanuel Macron di nominare un premier indicato dalla coalizione che ha dominato le elezioni legislative” rappresenta ”un caso senza precedenti nella storia delle nostre due ultime Repubbliche”.

“L’Assemblea Nazionale, come anche il Senato, può e deve difendere la democrazia di fronte alle tentazioni autoritarie del presidente della Repubblica”, prosegue la petizione, come scrive ‘Le Monde’. Una boutade dal punto di vista costituzionale.

Cosa dice la Costituzione sull’impeachment in Francia

L’articolo 68 della Costituzione approvata dopo la Quarta Repubblica, recita : “Il Presidente della Repubblica può essere destituito solo in caso di mancanza ai propri doveri incompatibile con l’esercizio del proprio mandato. La destituzione viene pronunciata dal Parlamento riunito in Alta Corte”. Non c’è nemmeno il riferimento di tradimento alla Costituzione previsto nella nostra carta per l’impeachment presidenziale. e, al di là dei suoi tatticismi e delle sue manovre, Macron non ha “tradito” i suoi doveri. Quindi, l’iniziativa di Melènchon è chiaramente politica e strumentale ma del tutto infondata giuridicamente.

Castets: “Dicendo no al mio nome Macron favorisce Le Pen”

“Sono molto preoccupata: temo che Macron non sia pienamente consapevole dei pericoli che sta facendo correre al popolo francese, sta determinando le migliori condizioni per l’ascesa del Rn in Francia”, ha detto Lucia Castets, indicata come premier e bocciata da Macron, a Il Fatto Quotidiano.

Cazeneuve ancora favorito

Bernard Cazeneuve, ex Matignon per soli cinque mesi ed ex socialista, resta il nome più accreditato per formare il governo. La guerra tra Macron e Melènchon si esaurirà comunque la prossima settimana. Ma quel clima di festa in piazza del 7 luglio somiglia sempre più a un lontano 14 luglio e al tempo oscuro del giacobinismo.

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