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Palmanova premia Ranucci di Report: «La gente ci chiede verità, profondità e umanità

Un presidio di libertà, affidabilità e indipendenza del giornalismo di inchiesta attestato dalle 188 querele respinte nei tribunali e dalle migliaia di persone incontrate da febbraio in 476 città percorrendo 13700 chilometri da sud a nord.

Sigfrido Ranucci, autore e conduttore di Report, trasmissione Rai di inchiesta per eccellenza, riceverà il premio alla carriera nell’ambito del “Festival della città ideale – Dialoghi” a Palmanova domenica alle 18 nel Teatro comunale.

Il giornalista, già inviato di guerra nei Balcani, autore di alcune delle inchieste che hanno portato alla luce affari di mafia, cattiva politica e traffici internazionali di armi e sostanze nocive, presenterà anche il suo libro “La scelta” (Bompiani), conversando con Paolo Mosanghini, vicedirettore del Messaggero Veneto.

Il libro è alla 10° ristampa e ha già venduto 137mila copie. Che rimandi riceve dal pubblico alle presentazioni?

«Conosco persone che chiedono verità, profondità e informazione credibile ma anche tanta umanità nel rapporto costruito in 30 anni da Report. Recente l’incontro-abbraccio con una mamma alla quale la figlia, che aveva letto il libro, morta di tumore pochi giorni prima, aveva affidato una lettera per me nella quale mi ringraziava, considerandomi una persona di famiglia. Racconto questo perché spiega più di tante parole il rapporto vero e consolidato con il pubblico. Spettatori che non fanno mancare le critiche alle puntate, ma anche questo è positivo. Aggiungo che abbiamo una percentuale altissima di studenti universitari che ci seguono. Persone che ripongono in noi fiducia».

Verità, interesse pubblico e continenza verbale sono i fondamentali del giornalismo d’inchiesta?

«Certo, garantiscono il rimanere all’apice della credibilità assieme a 30 anni di sentenze nei tribunali che riconoscono la nostra correttezza di lavoro e informazioni».

Il reportage d’inchiesta viene accusato di fare il gioco delle opposizioni…

«All’ex ministro Roberto Speranza e a Matteo Renzi abbiamo dedicato il numero maggiore di inchieste. Noi buttiamo l’occhio da giornalisti indipendenti su chi governa. Concetto questo diverso dal pluralismo che, dopo la riforma Renzi, vede un giornalismo che strizza l’occhio al potere».

Controllo e tutela delle fonti, quando pesano?

«Fondamentale è la tutela delle fonti che, nonostante le leggi esistenti, sono l’anello più debole, quelle più facili da colpire nella catena dell’informazione così come chi denuncia, whistleblower. Non devono essere un buco nel sistema informativo ma la garanzia di una democrazia sana Come farlo? Proteggendole con il segreto dalle ritorsioni, garantendo una vita normale dopo la denuncia, incentivandole e premiandole, non punendole e mortificandole».

Dal 2000 lei ha ricevuto oltre 35 premi al suo lavoro di inchiesta, dalla Sicilia a Palmanova. Il più premiato nella storia della Rai?

«Considero questi riconoscimenti a consuntivo uno sprone non un punto di arrivo. L’azienda però non li tiene in considerazione. Quest’anno non ho partecipato alla presentazione dei palinsesti, perché le scelte fatte non sono state rispettose della storia di Report, spostata per fare spazio agli appena arrivati».

Parlando dell’azienda di Stato la considera un luogo di libertà?

«Non ho subito mai censure, certo ci sono stagioni più complicate nella difesa della libertà nel lavoro. Avere le spalle coperte nelle querele temerarie è importante. Detto questo ci sono vari modi per non valorizzare o mettere in difficoltà».

“La scelta” è un antidoto al qualunquismo?

Umanamente e professionalmente siamo le scelte fatte e non, valgono più delle qualità personali. Quanto contano i maestri nella vita e nel giornalismo? Sono fondamentali; nella vita i miei genitori. Nella professione Roberto Morrione e Milena Gabanelli, da loro ho imparato l’etica del mestiere».

Come vive sotto scorta?

«Non essendo un frequentatore di salotti e mondanità la mia vita non è cambiata molto. Lo Stato mi garantisce di continuare a lavorare con serenità».

Il 27 ottobre riprendete Report con quale spirito?

«Con determinazione sapendo che il lavoro di squadra che ci ha portato con successo fin qui è la forza per il futuro». —

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