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Anna Danesi, la capitana della nazionale italiana di Volley visita la Transalpina, simbolo del confine a Gorizia 

Una toccata e fuga a Gorizia con una rapida visita al confine della Transalpina e la promessa di tornare quanto prima per scoprire il resto delle città gemelle. Anna Danesi, centrale e capitana della nazionale femminile di pallavolo vincitrice dell’oro olimpico a Parigi 2024, dopo la partita del campionato di serie A1 tra Numia Vero Volley Milano e Cda Volley Talmassons si è fermata in regione ospite dell’ex azzurrina Francesca Devetag e del compagno Fabio Parazzoli.

Se ci fosse stata ancora la rete, le due atlete avrebbero potuto scambiare qualche simbolico palleggio al di qua e al di là del confine. Senza la rete, e con i lavori di riqualificazione della piazza ancora in corso, Danesi non ha potuto cogliere appieno il contesto dello spazio transfrontaliero, ma un’idea di cosa fosse la frontiera tra Italia e Jugoslava, prima, e Italia e Slovenia, poi, se l’è fatta lo stesso, rimanendo colpita osservando ciò che resta del confine tra via Percoto e Kolodvorska pot, strade che corrono parallele l’una all’altra, una di qua e una di là del confine.

«Adesso, forse, fa meno impressione di quando c’era la rete che divideva i due Paesi – osserva l’azzurra –. Oggi è solo un muretto che puoi scavalcare, ma fa impressione lo stesso. È assurdo pensare che cose così siano esistite realmente e che, in alcuni luoghi, esistano ancora. Fino a quando non le vedi, fai fatica a crederle vere».

Per una giocatrice di pallavolo trovarsi di fronte a una rete è quotidianità e superarla è l’obiettivo, ma quelle sono le regole dello sport, non certo della politica della Guerra Fredda. Per un’atleta la quotidianità è fatta anche dal gioco di squadra, come quello messo a punto da Gorizia e Nova Gorica per diventare la prima Capitale europea della Cultura transfrontaliera.

Il progetto di Go!2025 ha permesso alle due comunità di superare le diffidenze del passato e le differenze del presente. Per un’integrazione totale rimane un ostacolo: quello legata alla differente lingua. «Nei club noi giochiamo con tre straniere, ma in breve tempo è come se diventassero italiane perché sono compagne di squadra. Se non fosse che tra noi parliamo in inglese, non ci accorgeremmo nemmeno delle differenze. In queste situazioni metti tutto da parte. Per vincere il gioco di squadra viene prima di ogni cosa». In un certo senso, alla fine, è quello che hanno imparato a fare anche Gorizia e Nova Gorica.

Come la cultura, anche lo sport permette di andare oltre le differenze e, alle volte, riesce a sorprendere. La medaglia d’oro olimpica vinta dall’Italvolley femminile non ha cambiato la vita della capitana azzurra e delle sue compagne, ma ha avuto inaspettate conseguenze collaterali: «Ci stiamo rendendo conto ora di quello che abbiamo fatto ad agosto. Il movimento della pallavolo cresce come dopo ogni vittoria della nazionale. Adesso però i palazzetti sono pieni e quando andiamo in trasferta, dal pubblico avversario, sento spesso gridare: “Vai Anna”.

Capisco che le persone non vengono a vedere solo la loro squadra, ma anche noi quattro (oltre a Danesi, al Vero Volley Milano giocano altre tre campionesse olimpiche: l’opposta Paola Egonu, la schiacciatrice Miryam Sylla e la palleggiatrice Alessia Orro, ndr) e questo è senza dubbio molto bello perché fa piacere sapere che abbiamo dato un ulteriore spinta al movimento». —

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