Conte e l’asse con la leader no-Vax tedesca: l’ennesima giravolta di Giuseppi
Ieri Giuseppe Conte ha salutato Sarha Wagenknecht, leader del partito tedesco Bsw (Alleanza Sahra Wagenknecht – Ragione e Giustizia), appena intervenuta in collegamento alla Costituente del Movimento 5 Stelle, con le seguenti parole: «Ci vedremo presto a Berlino e anche a Roma, e in tutti i luoghi in cui creeremo spazi anche per forze politiche che sono fuori dal coro e dall’establishment, e non sono disponibili a fare da vassalli a nessuno». Uno slancio populista, quello dell’ex presidente del Consiglio, che ha riportato alla mente il Movimento delle origini, quello dei “vaffa-day” e delle incursioni verbali anti-sistema di Beppe Grillo.
Dal Grillo anti-sistema al Conte premier
Tuttavia tra quel Movimento e quello odierno, divenuto a tutti gli effetti un partito strutturato come gli altri, che ama anche definirsi con l’inflazionata definizione di “progressista“, esiste una profonda frattura. Il cofondatore e anima del Movimento, Beppe Grillo, è stato vittima del più classico dei parricidi politici. Ma non solo. Nell’arco di tempo tra gli anni iniziali della contestazione e la rediviva veste populista indossata oggi da Conte assieme alla pochette, sono accaduti fatti tutt’altro che trascurabili. Uno su tutti: il Movimento è salito al potere. Se in un primo momento lo ha fatto presentandosi come forza anti-sistema formando un governo assieme alla Lega, dopo la famosa estate del Papeete ricordiamo tutti com’è andata: Giuseppe Conte è rimasto presidente del Consiglio, ma non più di un esecutivo a vocazione sovranista, bensì trainato da quello che per antonomasia è il partito del tanto detestato establishment, ossia il Pd.
Conte e il Covid
In quel periodo storico, contraddistinto dall’arrivo della pandemia di Covid, a suon di Dpcm svanì ogni velleità “fuori dal coro” di Conte e del Movimento 5 Stelle. Lockdown, chiusure commerciali, obblighi surrettizi cadenzarono i sedici mesi di governo giallo-rosso. L’establishment, per i cittadini italiani che si sentivano vessati da restrizioni draconiane, aveva l’aspetto di un ex docente universitario di legge che parlava loro quasi ogni sera dalla tv per annunciare nuovi impedimenti. E mentre in Italia accadeva questo, al di là delle Alpi, in Germania, Sarha Wagenknecht remava in direzione contraria. L’ex numero uno del partito di sinistra Linke, infatti, costruiva la sua fama di autentico leader anti-sistemico contestando in modo netto le politiche di Angela Merkel.
Wagenknecht contro la “dittatura sanitaria”
La Wagenknecht arrivò persino ad agitare lo spettro della “dittatura sanitaria“, assurgendo a punto di riferimento della variegata galassia dei contestatori delle misure emergenziali. Lei era dunque il volto dell’opposizione, Conte era invece il simbolo del “sistema”. E la coniugazione dei verbi al passato è un dettaglio, perché il leader e gli altri 5Stelle oggi osteggiano in Parlamento la commissione Covid che prova a fare luce sulle tante ombre della gestione pandemica, mentre la Wagenknecht chiede un’amnistia per le multe inflitte a chi violava le norme anti-Covid. E allora come può celebrarsi un matrimonio politico in nome del populismo tra due leader così diversi?
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