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La vittoria popolana essenza della festa del Carnevale di Ivrea nel ciondolo gioiello di Ludovica Andrina

ROMANO CANAVESE. “La vittoria popolana” è la protagonista del gioiello creato da Ludovica Andrina per lo Storico carnevale di Ivrea. Artigiana e designer che l’arte ha scelto di crearla ispirandosi a ciò che vede e che vive, dopo la candela L’antica ispirata all’aroma di arancia e spezie, ha scelto di dedicare alla festa che ha nel cuore un ciondolo, declinato in tre diversi materiali preziosi. La presentazione della creazione è prevista per domani, domenica 8 dicembre, e il gioiello sarà acquistabile in atelier e online.

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Classe 1981, di Romano Canavese, dove ha sede anche il suo atelier, in via Montello 1, un rapporto stretto con la Francia e lo stile d’oltralpe, Andrina ha dato vita a questo progetto che aveva in mente da tempo. «Il pensiero di creare un gioiello per il Carnevale di Ivrea c’era già – racconta la designer –. A fare la differenza è la matericità dello stile, data dalla tecnica della cera persa, fatta interamente a mano, che conferisce unicità a ogni gioiello unicità. Ogni ciondolo è diverso dall’altro. Prima è nata la candela, in collaborazione con l’allora merceria di mia zia in via Arduino, perché il Carnevale di Ivrea è una storia d’amore di famiglia, e ora è nato il ciondolo». Una forma aperta all’interpretazione e una dicitura chiara e precisa: «Amo la frase “la vittoria popolana”, per me ha una grossa valenza, è l’essenza del Carnevale ed è sempre attuale, è un motto fatto di radici e ricordi. Il simbolo rappresentato nel ciondolo, invece, è evocativo: lavorando soltanto a mano con la cera persa i miei gioielli sono imperfetti, ma sempre diversi e unici. Può ricordare un’arancia schiacciata, oppure una pozzanghera che si richiama ai giorni piovosi del Carnevale di Ivrea. Ognuno può interpretarlo come il suo ricordo della festa. Poi c’è la frase in corsivo, e qui il 3D mi è venuto in aiuto, che racchiude tutto il senso dell’evento».

Il Carnevale ritorna anche in altri elementi legati al gioiello: «Dentro alla confezione ci sono altri dettagli che lo rendono un gioiello unico in ogni sua parte, ad esempio il quiquoqua che, se piegato, mostra i personaggi e i simboli della festa e, quando spiegato, nel retro, riporta per intero la canzone del Carnevale. I disegni sono stati realizzati da alcuni bimbi, che vista l’esperienza di tiro in famiglia conoscono il Carnevale e dovevano provare a disegnare ciò che rappresenta per loro, e una studentessa dell’Istituto Martinetti di Caluso, Ilaria Iannetti, che ha anche vinto una borsa di studio negli Stati Uniti, ha collaborato con me nel coordinamento della parte grafica di questo progetto. Nella collezione capsule c’è anche un timbro con il sigillo che riporta il pich e la pala, simboli dello Storico carnevale, e la ceralacca. Il tutto è poi racchiuso dalle bellissime scatole e carte damascate che mi vengono fornite dagli artigiani della cooperativa Andirivieni. Collaboriamo da 4 anni e mi forniscono il packaging, con alcuni formati e lavorazioni realizzati appositamente per me». La gioielleria di Ludovica Andrina è atipica, non solo per lo stile affine alla Francia, dove è molto apprezzata tanto da essere finita a più riprese sulle riviste di moda più blasonate, da Vogue ad Elle, e dove partecipa a fiere dedicate del settore e dei matrimoni, ma perché dietro c’è un’importante presa di coscienza: «Arriva da oltralpe l’attenzione ai materiali, perché il ciondolo è disponibile in oro, argento e anche in ottone, un materiale molto apprezzato in Francia. Mi piace l’idea che sia duro, tanto bello da lavorare quanto difficile, e che si ossidi, così da imporre una cura a chi lo porta. Tutto ciò che faccio rispecchia i miei clienti e significa che ci sono idee e pensieri affini, perché ciò che mi caratterizza è, oltre all’attenzione per il dettaglio, un modo di lavorare etico, ecosostenibile, artigianale, di nicchia e con un’attenta ricerca dei fornitori, sia per i materiali sia per il tipo di lavoro offerto, come nel caso inclusivo di Andirivieni. Per i miei gioielli uso materiali certificati Rjc (Responsible jewellery council, è l'organizzazione leader mondiale nella definizione degli standard per l'industria della gioielleria, ndr), riciclati in ogni passaggio, al fine di limitare il più possibile l’estrazione, mentre per le pietre scelgo quelle lab grown, come i diamanti, veri a tutti gli effetti, ma realizzati in laboratorio. Faccio poco nel mondo, ma cerco di farlo in maniera corretta, proponendo un acquisto conscio del fatto che il nostro bellissimo mondo va protetto». —

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