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Con febbre e tosse 1.200 bellunesi, i più colpiti i bimbi da zero a 4 anni

L’influenza vera e propria ancora non è arrivata nel Bellunese, ma le forme simil influenzali stanno colpendo circa 1.200 bellunesi a settimana e tra questi maggiormente i bambini tra zero e 4 anni.

A dirlo sono i dati di Respivirnet, la rete del sistema di sorveglianza che stima l’incidenza di tutte le malattie respiratorie influenzali e similari che parte come ogni anno alla 42esima settimana dell’anno, cioè da ottobre.

La circolazione dell’influenza

Questa rete si basa su 1500 medici del territorio italiano chiamati “sentinella” di cui 100 sono in Veneto e tra questi 7 medici di base e due pediatri di libera scelta operano in provincia di Belluno.

«La curva epidemica delle forme simil influenzali è però meno vivace dello scorso anno», precisa il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 1 Dolomiti, Sandro Cinquetti, che imputa in parte questa situazione «all’avvio anticipato della campagna vaccinale antinfluenzale».

Ma se i numeri sono inferiori rispetto al 2023, nelle ultime 2-3 settimane «stiamo salendo anche se si resta nella fascia di bassa intensità: per cui saranno le prossime settimane a dirci come andrà: o l’incidenza dell’influenza quest’anno sarà più bassa o il picco sarà raggiunto più tardi».

Alla fine di novembre, l’incidenza in provincia di forme simil influenzali era pari a sei casi ogni mille abitanti: sono circa 1.200 i bellunesi affetti da febbre, tosse e raffreddore a settimana.

Ad essere colpiti maggiormente sono i bambini tra zero e 4 anni che presentano una incidenza di 12 casi ogni mille bimbi, mentre l’incidenza è più bassa con 4 casi ogni mille over 65.

Attualmente in provincia stanno circolando principalmente i Rhinovirus, ossia virus che originano il raffreddore, seguiti dalle forme parainfluenzali e da Adenovirus.

Campagna vaccinale contro l’influenza

Partita quest’anno in anticipo rispetto al calendario tradizionale, è ancora un po’ sotto tono visto che i numeri a due mesi dall’avvio sono ancora piuttosto lontani dal target che si è posta l’Ulss 1 Dolomiti cioè il 60% degli over 65.

«Al 2 dicembre», precisa il direttore della Prevenzione, «sono state somministrate in provincia 33.223 dosi di vaccino complessivamente. Tra gli over 65 i vaccinati sono il 45,3% (quasi 25 mila presone). Di fronte a questi numeri, quindi, è logico supporre che potremmo chiudere la campagna superando il 53%, quindi lontani da quel livello di eccellenza del 60%» dice Cinquetti, che pensa a questo punto di abbassare la percentuale di adesione al 55%.

I protagonisti di questa campagna come sempre sono i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta, che si dicono ad oggi soddisfatti dell’adesione che ritengono sia più ampia di quella rilevata lo scorso inverno.

Ma d’altra parte il clima favorevole fino a qualche settimana fa non ha fatto pensare all’influenza. Ora, con l’arrivo del freddo, forse si potranno registrare maggiori adesioni.

«I medici di famiglia e i pediatri sono coloro che eseguono l’85% delle somministrazioni, seguiti dal Servizio igiene con i due vaccination day e con la possibilità di prenotarsi nelle quattro sedi vaccinali (Agordo, Feltre, Belluno e Pieve di Cadore), e dalle farmacie aderenti alla campagna. Importante la percentuale di vaccinati raggiunta nelle case di riposo tra ospiti e personale, che si attesta sul 70%», spiega Cinquetti, che evidenzia però come la scarsa propensione alla immunizzazione sia scattata dopo il Covid portando a quella che viene definita “stanchezza vaccinale”, «anche se per gli over 65 le proposte vaccinali sono molteplici a cominciare da quella contro lo Pneumococco per continuare contro l’Herpes zoster e così via».

Vaccino contro il Covid

Dall’inizio della campagna sono state somministrate 4.200 dosi, «in linea con la media regionale anche se c’è possibilità di prenotare il proprio appuntamento tutto l’anno», ribadisce Cinquetti.

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