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Morto in garage a Treviso, la difesa del proprietario: «Mi disse di avere un appartamento cointestato»

«Quello che è accaduto è tragico, tragico che nell’opulente Veneto si muoia di freddo ai margini della società. Una vicenda che grida vendetta, inaccettabile, giusto che il sindaco si muova e faccia queste azioni».

La benedizione all’esposto presentato dal sindaco Mario Conte sulla morte di Marco Magrin arriva dal presidente del Veneto Luca Zaia.

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L’intervento è di venerdì 6 dicembre mattina, dopo due giorni in cui a Treviso ribolle la polemica sul decesso dell’uomo che fino a qualche settimana fa viveva – da mesi e senza pagare – all’interno di un appartamento proprietà di uno degli attivisti del fronte anti sfratti del centro sociale Django, Andrea Berta, appartamento che Berta aveva chiesto a Magrin di liberare e Magrin aveva lasciato trasferendosi in un garage del condominio.

«A mia insaputa» ha detto più volte l’attivista, che ieri ha aggiunto: «Magrin mi disse di essere comproprietario di un appartamento nel Padovano».

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Il tandem

Zaia, a più ampio respiro, sottolinea come «di base serva rendere il mercato più fluido, riaprendo agli affitti case oggi chiuse dando certezza ai padroni di casa» contro occupazioni e morosità.

Ma è la prima parte dell’intervento a pesare: quel tandem con il sindaco di Treviso che ha messo nel mirino il proprietario di casa, e con lui gli attivisti del centro sociale che proprio venerdì scorso avevano fatto irruzione in consiglio comunale accusando l’amministrazione di inerzia sull’emergenza casa.

«È bene riflettere su alcuni principi fondamentali, primo fra tutti la coerenza» ha scritto infatti Conte.

Lo scontro è politico

Si può sottolineare che l’attivista avesse lasciato l’immobile per due anni a Magrin «in attesa che Magrin e la compagna (entrambi in marginalità da anni, ndr) trovassero sistemazione».

Si può aggiungere che era stato lo stesso Magrin a comunicare all’attivista di aver trovato altra soluzione. E che Magrin avesse anche scritto un anno fa al sindaco, via Facebook, lamentando di non riuscire a trovare risposta e aiuto dal Comune.

Ma purtroppo la vicenda ora è tutta politica. Il richiamo alla «coerenza» lo esplicita.

L’esposto

Conte lo ha annunciato. Lo farà? «È in valutazione, ma lo faremo» confermava venerdì il sindaco. Per cosa? «Per chiedere chiarezza, e soprattutto perché sono stufo che si accusi l’amministrazione di inefficienza quando la realtà è ben altra. Noi di Magrin non abbiamo mai avuto segnalazione. Forse sono stai allertati altri servizi sociali, noi mai».

E poi, affitti. «È vero che non si pagavano?» domanda il sindaco, «perché lo stesso Magrin parla di pagamenti e bollette tagliate.

E poi lo sfratto, vero che non c’è stato ufficialmente» precisa, «ma si è cambiata la serratura quando Magrin non c’era. E nessuno sapeva che stava in garage? Mi pare tutto quantomeno strano».

Non ci sarà quindi una ipotesi d’accusa, ma una richiesta di indagini su atti, comunicazioni, responsabilità, non della morte di Magrin ovvio, ma della gestione dell’immobile.

L’avvocato dell’attivista

Andrea Berta nei mesi scorsi, proprio per gestire la difficile situazione con l’inquilino nell’appartamento ereditato dalla zia, si è rivolto ad Antonella Tocchetto, consigliere comunale Pd, avvocato.

«È tutto tracciato, ho copia di ogni comunicazione avuta con Berta e con gli uffici in questi mesi» sottolinea Tocchetto, «di quando abbiamo chiesto informazioni al Comune, di quando siamo stati indirizzati ad altra Ulss, di tutto. Affitti? Non ne sono mai stai pagati, anzi l’attivista aveva chiesto a Magrin di cercare un altro posto perché non poteva più farsi carico delle spese e delle bollette che continuava a pagare per lui, dopo due anni. Migliaia di euro».

Poi l’accusa: «Su questa storia, purtroppo molto triste, si stanno facendo circolare molte notizie prive di fondamento».

Il Pd: «Fumo per nascondere guai»

Furioso il consigliere comunale dem Marco Zabai, che da sempre ha a cuore il tema casa.

«A me non interessa nulla di difendere Django, non sopporto che si stia alzando questo polverone per nascondere i veri problemi: la gente senza casa, la gente che ha bisogno, un’emergenza abitativa sulla quale il Comune sta facendo poco». Duro anche contro l’esposto: «Inutile, a che serve se non a tenere alta la polemica politica trasferendo l’attenzione su altro?».

Il centro sociale

Il centro sociale Django, dopo aver diffuso sui social la ricostruzione dei fatti puntando il dito contro le strumentalizzazioni, ha annunciato per oggi una conferenza stampa. Si terrà proprio davanti al portone del Comune di Treviso a mezzogiorno. La tensione, inutile dirlo, è alta.

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