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Volare alto, la storia di Carlo Leopoldo Lualdi: il talento che va alla ricerca di un’impresa

Lunedì 9 dicembre, alle 18, la Torre di Santa Maria di Confindustria Udine ospiterà la presentazione del libro “Volare Alto! Carlo Leopoldo Lualdi - Uomo e imprenditore geniale” di Eugenio Del Piero, già direttore dell’Associazione Industriali di Udine.

Il volume è il primo di una collana “Storia d’ingegno, storie d’impresa” edita da Forum e dedicata agli imprenditori friulani.

La presentazione è promossa da Università degli Studi di Udine, Confindustria Udine, Associazione Taverna e Gruppo Nem. All’incontro interverranno Piero Petrucco, vicepresidente reggente di Confindustria Udine, Roberto Pinton, rettore dell’Università degli Studi di Udine, Andrea Cafarelli, professore dell’Università di Udine, Marco Panara, editorialista dei quotidiani del Gruppo Nem, che dialogherà con l’autore del libro Eugenio Del Piero e con Gabriele Lualdi. In chiusura, a cura di Paolo Cascio e Roberto Valerio, avrà luogo la lettura drammatizzata di alcuni brani con gli attori Giuliano Bonanni, Federico Scridel e Aida Talliente.

Le musiche originali saranno eseguite al pianoforte da Ludovico Bellucci. Un progetto del Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Pubblichiamo una parte dell’introduzione al volume, per gentile concessione della casa editrice.

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Una premessa è d’obbligo: questa che ci accingiamo a narrare è la storia di un imprenditore, Carlo Leopoldo Lualdi, che ha scritto pagine importanti nella storia economica del nostro Paese (tra tutte emerge con nitidezza quella dedicata al primo elicottero interamente ‘made in Italy’) e il cui impegno è intimamente legato alla nascita e allo sviluppo della società Lima, sorta in un luogo davvero marginale della geografia politica ed economica del Friuli Venezia Giulia: la Val d’Arzino e, in particolare, il paese di Anduins.

Non è una storia della Lima o lo è soltanto in parte: dopo il terremoto del 1976 le redini dell’azienda furono assunte progressivamente dal figlio Gabriele, che la condusse con mani abili e ferme verso quegli obiettivi e quella specializzazione (sostanzialmente nel campo protesico) che le valsero la primazia nazionale e una visibilità internazionale.

Ma le ragioni di questo successo, a cominciare dall’utilizzo strategico del titanio, sono strettamente legate alle radici della Lima: quelle create e coltivate con tanta passione e capacità imprenditoriale da Carlo Leopoldo Lualdi.

Chi scrive ha avuto il piacere di conoscere l’ingegner Lualdi, principalmente in ragione dei suoi impegni rappresentativi, per così dire, ‘categoriali’, prima quale vicepresidente dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Udine e, dopo, in qualità di presidente dell’Associazione degli Industriali della neo-costituita Provincia di Pordenone: una caratteristica distintiva del suo essere imprenditore a servizio e in rappresentanza dei tanti colleghi che lo conoscevano e lo apprezzavano.

Uno spirito di servizio che si allargherà anche ad altri ruoli che gli verranno affidati nel tempo. Tra i molti, merita un cenno specifico il Consorzio degli esportatori friulani, promosso mdall’Associazione di categoria, ove la locuzione “export” per la prima volta includeva non solo la ovvia esportazione di prodotti, ma anche il ‘saper fare’, in cui eccellerà l’imprenditoria friulana degli anni Ottanta e Novanta, identificato nella efficace sintesi inventata dal presidente della Camera di Commercio del tempo, Gianni Bravo: il mitico «made in Friuli», verso il resto del mondo ma, soprattutto, nella declinazione ‘verso est’.

In tempi davvero antesignani (eravamo alla fine degli anni Settanta) Lualdi capitanò a Mosca una ‘esposizione’ del meglio dell’industria friulana denominata, non a caso, Friuli produce: una vetrina in cui il Friuli si presentò, con coraggio, a quella che era l’Unione Sovietica, ossia un mondo avido di tecnologia ma ancora ingabbiato dalla logica dei blocchi contrapposti.

L’iniziativa fu un successo e dimostrò una grande capacità di preveggenza: dote, quest’ultima, che non mancava a Lualdi e rappresentò anzi, nell’intero arco della sua vita – di uomo e di imprenditore –, la sua cifra distintiva.

Dal punto di vista logistico e dell’organizzazione del lavoro, la scelta di insediare la fabbrica nel borgo di Anduins non era oggettivamente ottimale: gli spazi si sviluppavano in elevazione, le superfici erano comunque ristrette – tant’è che si dovette addirittura scavare un tunnel sotto la strada principale per raggiungere uno spazio esterno, acquisito successivamente dalla Lima, ove era stato realizzato nel frattempo un magazzino oltre ad alcune infrastrutture logistiche – e la stessa raggiungibilità del sito era problematica.

Parliamo delle merci ma anche degli operai che dovevano raggiungere, con i propri mezzi, la fabbrica; molti venivano dal Maniaghese o da più lontano, a piedi e al massimo in bicicletta, secondo le possibilità del tempo.

La viabilità originaria, oltretutto, era primordiale (strada bianca, non asfaltata) e bastava un evento naturale stagionale per mettere in crisi l’azienda. L’interruzione della strada nel novembre 1965 o il crollo del ponte di Pinzano (che obbligò per un tempo davvero lungo a percorrere un disagevole tracciato alternativo) sono due esempi dei disagi legati a questa eccentricità.

Ad un certo punto della sua storia la Lima si è ‘mossa’ in realtà da Anduins; ma ci riferiamo, allora, agli anni Settanta e a scelte connesse all’entrata in campo del figlio Gabriele. Parliamo dunque degli stabilimenti di Forgaria (1970) e poi, nell’immediato post-terremoto, di Casiacco (1977), quest’ultimo ricostruito in soli nove mesi con l’aiuto iniziale dell’Esercito che aveva predisposto il perimetro dell’insediamento industriale.

Sono gli anni dell’inserimento in azienda del giovane neo-diplomato Italo Collino, che diventerà il «braccio destro» dell’ingegnere. Allora Gabriele Lualdi era diventato, tra l’altro, sindaco di Vito d’Asio. Anche la vita famigliare ‘risentiva’ della eccentrica collocazione di Anduins, a cominciare dalla scuola dei figli, Carla e Gabriele. Ad Anduins si era fuori dal mondo. Carlo Leopoldo viaggiava durante la settimana alla ricerca di commesse e di clienti.

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