Padre, figli e nipote: Spilimbergo celebra la dinastia Borghesan
Spilimbergo e dintorni, da sempre, è stato un territorio di talenti fotografici. Tra questi grandi interpreti troviamo i Borghesan, una dinastia di fotografi, con Angelo (1901-1947) e i due figli Gianni Placido (1924-2004) e Giuliano (1934-2019), quest'ultimo padre di Gianni Cesare (1966) che prosegue nella tradizione familiare.
Per i 100 anni dalla nascita di Gianni e 90 da quella di Giuliano, il Centro di Ricerca e Archiviazione della fotografia ha voluto allestire una mostra nel Palazzo La Loggia di Spilimbergo che sarà inaugurata sabato 7 dicembre, alle 18 (la presentazione a Palazzo Tadea). Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Regione, il Comune di Spilimbergo, la Fondazione Friuli e Banca360 Fvg.
Figli d’arte, i Borghesan, hanno una concezione dello “scatto” fotografico che non è solo cogliere l’istante, ma trasformarlo in qualcosa che possa essere sfida al tempo ed alla fugacità delle cose, un’immagine che diventa storia. La macchina fotografica riprende le persone, in tutte le sue tensioni, nel gioco tra le luci e le ombre demitizzando l’immagine. E' vero neorealismo.
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Un fattore non trascurabile della genetica culturale degli artisti spilimberghesi, ed in particolare dei Borghesan, è l'ambiente naturale in cui crescono ed affinano la loro sensibilità. La presenza di un paesaggio dove regna una forte demarcazione rappresentata dal Tagliamento, lo skyline dei rilievi montuosi, i borghi e castelli, le piccole comunità vivaci e semplici, diventano espressione di un territorio perfettamente leggibile.
I fratelli Borghesan aderiscono da subito nel 1955 al Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia firmando il manifesto redatto da Italo Zannier. I “magnifici sette”, così vengono chiamati da Gianfranco Ellero i fotografi appartenenti al gruppo, porteranno a termine un percorso dove la fotografia otterrà i più alti riconoscimenti.
Gianni Placido vedrà una sua immagine pubblica nel New York Times nel 1957 e successivamente le lodi di Carlo Sgorlon “Le immagini di Borghesan sono cose di rara poesia.” In effetti, scorrendo la sua produzione più conosciuta, incentrata nello Spilimberghese, con ritratti celebri quali i “Luncs” (1953), di un mondo contadino ormai scomparso, al limite della fantasia del primo Fellini, si scopre la vera poesia.
Nel percorso culturalmente consolidato della “Scuola di Spilimbergo” Giuliano Borghesan affronta il confronto con diversi soggetti per scoprire elementi e motivazioni nuove. Durante il periodo “spilimberghese” realizzò vere e proprie icone del neorealismo fotografico friulano come L’accordo-truffa, Madre e figlio, Ada e Pioggia a Spilimbergo. “C’è chi guarda e chi vede – scrive Tito Maniacco -, e Borghesan appartiene al ristretto genere di coloro che sanno vedere, perché vedere è una qualità che ha un filone, una radice connessa al ragionare sulle cose”.
Nella mostra saranno anche svelati alcuni degli “attori”, allora bambini, veri interpreti delle fotografie dei Borghesan che rafforzeranno il lavoro del Craf da sempre attivo nella ricerca, catalogazione, digitalizzazione e conservazione della fotografia.
Questi fratelli sono stati protagonisti di una rivoluzione nella storia recente della fotografia in Friuli, antesignani in un più vasto contesto italiano ed europeo.
Hanno saputo efficacemente dimostrare che la fotografia non può essere autonoma dalla cultura, ma diventa arte proprio quando è espressione di una cultura diventando innovazione.
“Fare fotografia negli anni Quaranta – affermava Giuliano Borghesan in un’intervista nel 2014 rilasciata a chi scrive -, era sicuramente diverso che vivere il mondo digitale odierno. Lo scatto di una macchina fotografica a lastra era unico e irripetibile, non poteva essere improvvisato ma meditato e studiato. C'era l'incertezza del risultato, ma anche l'aspettativa, la frenesia di vedere se la lastra aveva “registrato” quel fatidico momento. Nell'era digitale il nostro cervello è cambiato, è cambiata anche la professione del fotografo. Scatti infiniti per poi scegliere un'immagine, elaborarla al photoshop, correggerla e forse, stamparla”.