Parbleu la France
I nostri cugini d’oltralpe stanno passando un momento piuttosto turbolento a livello politico e complicato a livello economico; la nostra prima reazione di italici è quella di sorridere, anche perché è piuttosto in crisi anche la Germania, per 20 anni il panzer dell’economia europea. Insomma, il duo che ha comandato e comanda in Eurozona, che ci ha fatto vedere i sorci verdi ai tempi della crisi dell’euro e dell’eccesso di debito, che ci ha imposto diete ferree, riforme, vincoli di bilancio, che ha minacciato di mandarci la Troika, adesso viaggia al rallentatore (Francia un +1% di crescita del Pil quest’anno, Germania addirittura in recessione) con problemi a livello di governo assai peggiori dei nostri.
Ma restiamo ai cugini. A livello politico il paese è spaccato e non riesce a formare un nuovo governo, Macron resiste ma viene contestato da più parti, i cittadini esprimono un grado di fiducia nelle istituzioni molto basso. L’immagine qui sotto ci mostra, in questo senso, l’arcobaleno di colori che è la Francia post ultime elezioni legislative.
Banca Patrimoni Sella & C.
A livello economico vengono alla luce dei problemi seri a nostro avviso, che qui vi riassumiamo:
- La Francia è il paese a livello Eurozona che più volte ha infranto la regola del massimo di 3% di deficit annuo rispetto al Pil (20 volte dal 1999 a oggi contro le 18 della Grecia o le 14 nostre).
- Il problema era relativo finché il rapporto Debito/Pil del paese era basso (ma oggi la situazione è cambiata visto che la Francia con un 112% è il terzo peggior paese in zona Euro) e finché il paese cresceva bene (ma anche qui c’è stato un calo notevole negli ultimi anni).
- A differenza di Grecia, Italia, Portogallo, anche loro indebitati, ma che viaggiano con bilance primarie positive (dall’1 al 3% del Pil nel 2024), la Francia è tipicamente in negativo (4% di deficit rispetto al Pil quest’anno). La bilancia primaria rappresenta l’aria che un paese ha a disposizione per “respirare” essendo la differenza fra le entrate statali e le spese (escluse quelle per interessi).
Questo ultimo aspetto è particolarmente critico e il grafico di Oddo BHF ci mostra bene come i transalpini vivano in debito di ossigeno.
E proprio questo ultimo aspetto ha determinato negli ultimi 5 anni un delta enorme fra la Francia (la peggiore) e paesi come la Grecia o il Portogallo (a forte crescita, che hanno gestito molto bene il post Covid) in termini di delta debito/pil. La Francia è salita di 15 punti percentuali, la Grecia è scesa di 20, il Portogallo di 15. L’immagine grafica di Oxford Economics è molto esplicita.
Sarebbe quindi il momento di politiche rigorose, di tagli alle spese e di aumento della tassazione per dare più entrate allo stato. Ebbene in Francia, paese estremamente ricco di conflittualità sociale, altamente sindacalizzato, in cui ci sono organizzazioni che difendono gli interessi di tutti e sono pronte a scioperare alla prima avvisaglia di riduzione di privilegi storici, è praticamente impossibile portare avanti iniziative alla “Mario Monti 2011-2013”. Ho vissuto sulla mia pelle tutto ciò nei 4 anni passati oltralpe.
Il governo Barnier è caduto dopo nemmeno tre mesi perché la finanziaria proposta non la voleva approvare nessun partito. Parlavamo di 40 miliardi di euro di tagli e 20 miliardi di tasse aggiuntive, di un rinvio dell’età pensionabile di soli 6 mesi, bazzecole rispetto alle misure di Monti o ancora di più alla riforma Fornero (Santa subito per quel che ha fatto).
I mercati finanziari hanno solo parzialmente risentito della situazione (indice borsistico francese CAC40 sottoperforma del 10% l’equity europeo nel 2024, i titoli dello stato francese oggi pagano interessi simili a quelli greci e ben di più di quelli di Spagna o Portogallo), ma forse sottovalutano la difficoltà che la Francia dovrà ancora affrontare per uscire da questa situazione.
Le agenzie di rating paiono intuirlo e hanno infatti abbassato il merito creditizio del debito governativo, che resta ad oggi comunque superiore al nostro, e mantengono un outlook negativo.
Un argomento che resterà quindi, a mio parere, di grande attualità anche nel 2025.