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L’ultimo saluto a Denise, morta nella battuta di caccia sul Carso triestino riempie la chiesa di Sion

La commozione dei familiari, l’abbraccio degli amici e dei colleghi di lavoro con i ricordi più intimi e affettuosi. La chiesa di Nostra Signora di Sion era affollata fino all’esterno, venerdì 7 dicembre, per l’ultimo saluto alla sessantenne triestina Denise Marzi Wildauer, deceduta il 21 novembre scorso dopo una battuta di caccia a Basovizza. Un drammatico incidente: la donna era stata colpita da un colpo di fucile sparato da un cacciatore che era assieme a lei nel bosco.

La vicenda

La sessantenne era stata portata in Pronto soccorso, a Cattinara, in gravissime condizioni, ormai in fin di vita a causa dell’emorragia. Poi era stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico. La paziente, infatti, aveva subìto numerose ferite in varie parti del corpo inferte dai pallini della pallottola esplosa dal fucile a pochissimi metri di distanza. Erano stati lesionati anche organi vitali. Uno di questi pallini, purtroppo, aveva reciso l’arteria femorale provando la gravissima emorragia.

La celebrazione eucaristica

La celebrazione eucaristica è stata officiata da monsignor Ettore Malnati, ex parroco di Sion, e dal nuovo parroco Daniele Scorrano. In prima fila i parenti più stretti della sessantenne, ma anche numerosi rappresentanti politici e istituzionali che hanno voluto essere presenti al funerale in segno di vicinanza al fratello di Denise Marzi Wildauer, Maurizio, attuale presidente della Trieste Trasporti e al fratello maggiore Federico. Tra i banchi della chiesa si distinguevano in particolare i volti del sindaco Roberto Dipiazza, con seduta accanto l’assessore alle Politiche della sicurezza Caterina de Gavardo, l’ex senatore Giulio Camber, i consiglieri regionali Claudio Giacomelli e Francesco Russo, vari consiglieri comunali (attuali e del passato) e funzionari della Trieste Trasporti.

Donna innamorata dello sport

«Denise – ha osservato nell’omelia monsignor Malnati – è stata una donna capace di innamorarsi dello sport, in cui aveva trovato una motivazione profonda per crescere in una dimensione di relazionalità per trovare senso e dare speranza, così come aveva fatto anche nella sua professione. E come aveva fatto pure in questo sport nella natura – ha riflettuto il sacerdote – cioè questo stare insieme nella caccia. Che non è una mattanza – ha voluto evidenziare Malnati – ma è un’attività che ci riporta all’origine dell’umanità e della nostra comunità. E non è una mancanza di sensibilità. Ma ci vuole anche una certa prudenza – ha esortato l’ex parroco di Nostra Signora di Sion – non bisogna avere troppa confidenza con le armi. Comunque a me importa sottolineare la dimensione della femminilità laica di Denise, come peraltro lo è questa nostra città e che sarebbe un bene da esportare fuori. Ciò non significa essere chiusi alla dimensione religiosa, ma significa essere rispettosi di tutti i percorsi personali e spirituali, proprio come era stata Denise. Ciascuno di noi – ha concluso monsignor Malnati – ha un percorso alla ricerca dell’umano, che talvolta il rigorismo religioso può nascondere. Una sana laicità ci aiuta a svestirci da certi integralismi».

È stato in particolare il fratello Maurizio Marzi Wildauer a soffermarsi, durante le preghiere dei fedeli, su un personale ricordo della sua “Denisotta”, come l’ha voluta chiamare affettuosamente. —

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