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Corea del Sud, l’ex ministro della Difesa tenta il suicidio in carcere. Blitz della polizia negli uffici del presidente, le guardie li bloccano

Gli inquirenti sono in pressing sul presidente e tutti gli alti dignitari sudcoreani per attribuire tutte le responsabilità della breve imposizione della legge marziale, il 3 dicembre scorso, da parte del capo dello Stato. E la pressione è così forte che l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun ha tentato di togliersi la vita in un carcere a Seul, dove è detenuto con l’accusa di insurrezione, come riferito da Shin Yong-hae, il capo del centro penitenziario, durante un’udienza parlamentare. Kim, ritenuta la figura centrale del caso della legge marziale, è detenuto “in una cella di protezione e la sua salute rimane stabile”.

C’è di più. La polizia sta cercando di perquisire l’Ufficio del presidente Yoon Suk-yeol, ma le guardie di sicurezza, riferiscono gli agenti, stanno bloccando la squadra investigativa speciale che sta tentando di entrare nei locali riservati al capo dello Stato, anche lui indagato per insurrezione e abuso d’ufficio. “L’irruzione è iniziata e abbiamo ottenuto l’accesso per le perquisizioni alla parte dei servizi civili. Al momento non siamo in grado di entrare nell’edificio principale per le restrizioni imposte dalle guardie di sicurezza presidenziali”, hanno spiegato i poliziotti. In contemporanea, sono in corso anche altre operazioni che stanno interessando l’Agenzia della polizia nazionale, la Seoul Metropolitan Police e la polizia dell’Assemblea nazionale. Il capo dell’Ufficio di indagine sulla corruzione per alti funzionari (Cio), Oh Dong-woon, ha riferito in un’audizione parlamentare che “è in corso un’indagine approfondita e riesamineremo l’ipotesi d’arresto“. Alla domanda se avesse la volontà di arrestare Yoon, Oh ha detto di avere “una forte volontà”.

A collaborare con il presidente e alcuni membri dell’esecutivo, secondo chi indaga, sono stati anche i vertici delle forze di sicurezza: così il capo della polizia nazionale della Corea del Sud e quello di Seul sono stati arrestati per il loro ruolo nell’applicazione del decreto sulla legge marziale.

Anche il nemico Kim Jong-un ha deciso che è arrivato il momento di commentare la crisi istituzionale in corso a sud del 38esimo parallelo e lo ha fatto attraverso un comunicato nel quale si parla di “incidente scioccante del regime fantoccio di Yoon Suk-yeol che ha dichiarato all’improvviso un decreto di legge marziale e brandito senza esitazione pistole e coltelli della sua dittatura fascista, ha provocato il caos in tutta la Corea del Sud”.

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