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Abusi sulla collega mentre lei dormiva: al via il processo

Era stata abusata sessualmente mentre stava dormendo, privata quindi della possibilità di reagire. Nel momento in cui era “risalita” dal torpore, ciò che aveva realizzato era stato un dato di fatto: al suo fianco era disteso colui che ne aveva approfittato. Colta alla sprovvista, lo aveva spinto più volte per allontanarlo, poi ripiombando nel sonno. Solo successivamente aveva realizzato quanto accaduto nel corso della notte. C’era voluto del tempo prima che la ragazza, raccolto tutto il coraggio possibile, si decidesse a presentare denuncia. Era stata dura, la dolorosa elaborazione, nella presa di consapevolezza, a fronteggiare l’impatto psicologico, attraversata da sentimenti altalenanti e contrastanti, finanche a provare vergogna. E la paura di possibili conseguenze circa la sua condizione.

La vicenda risale alla notte tra il 26 e il 27 luglio del 2022, a Grado. A processo - in un’aula del Tribunale di Gorizia - è stato chiamato a rispondere il presunto autore della violenza sessuale, un sudamericano di origini peruviane, difeso dall’avvocato Maurizio Landelli, del Foro di Cosenza.

Il reato contestato, disciplinato dall’articolo 609 bis, è aggravato dalla minorata difesa della vittima, che con l’avvocato Marco Cason, del Foro di Belluno, s’è costituita parte civile.

All’epoca la ragazza lavorava in una struttura ricettiva dell’Isola d’Oro, vi alloggiava nelle pertinenze, impegnata nell’ambito della stagione balneare. Quel 26 luglio, ultimato il turno, assieme ai colleghi aveva trascorso la serata in alcuni locali.

A prendere parte all’uscita dedicata allo svago e al divertimento s’era unito anche il giovane sudamericano, che operava nel ristorante della struttura ricettiva come pizzaiolo. I giovani, con mezzi diversi, avevano raggiunto la discoteca Piper trattenendovisi fino alle tre di notte. Prima di rientrare la comitiva s’era fermata alla pizzeria Calypso.

Gli ultimi scampoli di festa, una piacevole serata durante la quale non erano mancate evidentemente le bevande alcoliche. La stanchezza s’era fatta sentire, vista l’ora tarda e gli effetti dell’alcol. Tornati nella struttura turistica, la ragazza era salita nel proprio alloggio, dove si era cambiata, per poi raggiungere la camera vicina, fermandosi a chiacchierare con un collega, un’abitudine condivisa. Lei si era seduta nel letto parallelo a quello dell’amico, il compagno di stanza non era presente. A presentarsi invece era stato il sudamericano, unendosi alla conversazione in corso. Il tutto fino a che il sonno non aveva preso il sopravvento. Non per il peruviano, che nel frattempo - stando alle ricostruzioni - s’era disteso a fianco della ragazza, ormai addormentata.

Lo scorso giovedì in aula, davanti al collegio in composizione collegiale, la ragazza ha deposto, reso esame quale parte offesa. Ha raccontato quanto vissuto, la sofferenza, i timori, l’angoscia circa le ripercussioni sul piano personale e nell’ambito dei rapporti familiari, mantenendo chiarezza e fermezza nel ripercorrere quei dolorosi momenti.

A testimoniare è seguito un collega dell’epoca, responsabile dei dipendenti del settore. Tra lui e la ragazza erano nati un forte affiatamento e un rispetto reciproco. La fiducia instauratasi era tale che la giovane gli aveva confidato quanto accadutole. «Non sapeva se presentare denuncia o meno, si vergognava – ha spiegato in aula –. L’avevo invitata invece a farlo, in me cresceva il senso di giustizia – le sue dichiarazioni in aula –. Ero preoccupato, la vedevo cambiata, era spenta. Speravo che decidesse in tal senso, finché ha trovato il coraggio e si è decisa a rivolgersi alle forze dell’ordine». Lui allora aveva voluto affrontare il sudamericano nel richiamarlo alle proprie responsabilità: «Mi disse che non ricordava nulla, gli risposi che non era possibile».—

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