La politica e il ruolo delle donne
Progettualità, pratiche, biografie: è il tema del convegno internazionale italo-spagnolo che si terrà fra oggi e domani (12 e 13 dicembre) a Udine al Liceo Copernico. Ne parla Patrizia Gabrielli, docente di Storia contemporanea dell’Università di Siena, componente del Comitato scientifico.
Il tema ha riferimenti con la politica attuale?
«Il tema scelto è frutto di una riflessione e di un confronto in seno al Comitato scientifico, abbiamo pensato a Donne di Destra, sollecitati dalla carenza di studi, dalle lacune storiografiche, ma anche dal presente. Al momento del nostro incontro di lavoro, Giorgia Meloni aveva da poco assunto l’incarico di presidente del Consiglio: la prima donna in Italia per tale incarico. L’evento segna un forte cambiamento soprattutto sul piano simbolico».
Si ritiene che le “donne di destra” abbiano storicamente accettato un ruolo tradizionale, subalterno al maschio e di rinuncia all’emancipazione; pensa che il convegno possa apportare qualche modifica a questa convinzione consolidata?
«Sulle donne di Destra sono gravati pesanti stereotipi, considerate sottomesse e prive di capacità di scelta. La realtà è più complessa. Spesso non accettano per se stesse un ruolo tradizionale, questo anche se guardiamo ad alcune figure del passato: vediamo donne emancipate e consapevoli, ma non condividono un progetto collettivo di emancipazione, un’azione comune con le altre donne. In sintesi, non inseriscono il tema dell’emancipazione in una prospettiva solidale di cambiamento sociale. Il convegno può essere un’occasione per scambiare analisi, interpretazioni e dubbi, riflettere su fonti e archivi disponibili, progettare occasioni di dialogo. Ma non basta un convegno a mettere in discussione costruzioni consolidate e una bibliografia carente. Noi proviamo a dare un contributo al dibattito».
Il tema è meno studiato rispetto al femminismo?
«L’impegno femminile nelle formazioni di Destra è tutt’altro che recente, ma poco studiato proprio a causa degli stereotipi. Resta molto lavoro da compiere sia sul piano delle organizzazioni, della stampa, sia su quello delle biografie. Poco sappiamo delle monarchiche, delle conservatrici, alle nazionaliste, e per venire all’Italia repubblicana poco conosciamo di coloro che aderirono all’Uomo qualunque, al Movimento sociale italiano».
Oltre alla storia, avete analizzato letteratura e lingua?
«Abbiamo mantenuto, come è ormai caratteristica dei nostri incontri, un approccio interdisciplinare, la storia, la letteratura, la lingua, nella convinzione che il dialogo tra diverse discipline, anche se in alcuni casi più impegnativo, può favorire riflessioni. Importante direi, riguarda proprio rappresentazioni, stereotipate o meno sulle donne di Destra, sulle loro scritture, siano di carattere politico, propagandistico, letterario, sulle rappresentazioni che veicolano. Lungo il Novecento le forze della destra, dal nazionalismo ai partiti monarchici, dal fascismo alle nuove formazioni di carattere conservatore, hanno contato sulle adesioni di giornaliste e scrittrici, insomma di professioniste. La loro è una storia che interseca e sovente confligge con quella dei movimenti politici delle donne».
Il convegno si basa su un approccio comparato?
«La comparazione è l’approccio prescelto per i nostri incontri e guardando alle esperienze trascorse mi pare in questo caso fruttuoso. Devo precisare che vedo nella comparazione molti rischi, in sintesi estrema, bisogna sempre fare attenzione a non annullare le differenze, non forzare i dati per trovare affinità e somiglianze, ma la comparazione può anche favorire un’apertura delle prospettive di indagine. Questo è il terzo convegno che Rocìo Luque, docente di Lingua spagnola all’Università di Trieste, Paolo Ferrari, docente di Storia contemporanea all’Università di Udine e io progettiamo. E come nel passato il convegno è promosso dal Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Udine, in collaborazione con altri enti fra cui l’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione. Con Rocìo e Paolo ci siamo interrogati sulle scansioni e le diverse categorie che rientrano nel grande contenitore della destra, abbiamo messo a fuoco passaggi e rotture temporali: le cronologie dei due Paesi, Italia e Spagna sono anche diverse. Il fascismo e il franchismo? Non è stata una scelta facile, ma tenendo conto della specificità del regime fascista e franchista, abbiamo scelto di escludere queste esperienze, sebbene presenteremo alcuni riferimenti al franchismo, parleremo di donne fasciste, ma non tratteremo le donne impegnate nelle politiche dei due regimi. Abbiamo ritenuto che la specificità di questi due contesti meriti un’analisi più specifica».