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Truffatori, in procura armi spuntate: «Non si possono arrestare»

IVREA.Con una previsione di pena di tre anni o inferiore per le truffe semplici, non è possibile eseguire misure cautelari. Gli arresti, dunque, sono applicabili solo in caso di truffa aggravata, come le truffe ai danni dello Stato, che prevede una pena massima di 5 anni. E, in quanto reati a citazione diretta, per la riforma Cartabia, la procura non può proporre appello. Tra le altre cose è la stessa legge a indicare le truffe come reati non prioritari, inserite nella terza fascia rispetto alla precedenza assoluta che hanno i reati da codice rosso, quelli per cui sono previste misure cautelari, sequestri e comunque dove si può ipotizzare una pena detentiva superiore ai cinque anni.

Così, spiega la procuratrice capo Gabriella Viglione «in un ufficio come il nostro che vive in perenne scarsità di risorse, questi reati finiscono inevitabilmente in coda».

Una delle armi principali che la procura potrebbe avere contro i truffatori sono i sequestri. «Noi spesso - spiega ancora Viglione - veniamo a conoscenza dei reati quando i truffatori hanno avuto già modo di mettere al sicuro i loro capitali».

Si tratta infatti di criminali scaltri, che sanno dove mettere i soldi già prima di mettere in atto i loro intenti. Fino a qualche tempo fa le truffe venivano inserite nel gruppo delle fasce deboli, qualora la vittima fosse da considerare un soggetto fragile. Visto l’alto numero, però, è stato deciso di togliere definitivamente quei fascicoli dal gruppo già oberato da quelli da codice rosso.

Tra fascicoli contro autori noti e fascicoli contro ignoti, sono ormai 21.680 quelli pendenti in procura a Ivrea. Oltre 2mila a magistrato, dunque, una mole di lavoro che non c’è in nessun altro ufficio giudiziario in Italia. Il problema è cronico e sono le pendenze già accumulate, visto che l’ufficio smaltisce un numero vicino a quello delle nuove iscrizioni.

In tutto i fascicoli assegnati ai 7 pm che si occupano di reati da codice rosso sono 670, fino al 19 settembre 2024. Lo scorso anno, aggiornati al 15 ottobre, dunque con un mese in più, erano 700: con la media giornaliera nel 2023 era però sotto i 2,5, mentre quest’anno supera già quel tetto.

Il codice rosso, tuttavia, non è l’unica emergenza che la procura di Ivrea si trova a fronteggiare. Una media di oltre due fascicoli al giorno riguarda la sicurezza sul lavoro: 585 in tutto. In linea con lo scorso anno, quando con un mese in più di monitoraggio erano 675. Qui il gruppo è composto da 5 magistrati e c’è la differenza che le indagini hanno una priorità legislativa diversa rispetto al codice rosso.

Reati che la procura di Ivrea si trova ad affrontare con numeri ben al di sotto di quelli previsti dalla legge per la polizia giudiziaria (sono 8 su 24) e con la stessa pianta organica di quando aveva un terzo del territorio rispetto a quello che ha ora, comunque scoperta, con 16 dipendenti in servizio su 29.

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