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Autonomia, la Cassazione dice sì al referendum. La Russa: “Giusto che decidano gli italiani”

La Corte di Cassazione ha dato l’ok al referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata. La parola definitiva ora torna alla Corte Costituzionale (che si riunirà a gennaio)  per la questione legata all’ammissibilità. Un percorso a ostacoli voluto dalle opposizioni per tentare la spallata alla riforma licenziata dal governo e approvata in via definitiva dal Parlamento. La Cassazione ha ribaltato in parte il parere della Consulta che invece aveva dichiarato legittima la legge Calderoli, promulgata il 25 giugno scorso. E aveva bocciato la  questione di costituzionalità dell’intera legge sull’Autonomia rigettando il ricorso pretestuoso delle “regioni rosse”. Oggi cade invece il quesito presentato dai consigli regionali che puntavano all’abrogazione parziale.

Autonomia, sì della Cassazione al referendum abrogativo

Neanche a dirlo le opposizioni fanno festa, a cominciare da Angelo Bonelli, e parlano di disfatta della Lega. A parte la difficoltà oggettiva di portare alle urne la metà degli italiani, perché sia valido il referendum deve superare la soglia del 50%, dimenticano che l’autonomia differenziata viene da lontano, non è un capriccio di Fratelli d’Italia e Lega. Viene dalla riforma del titolo V, firmata da Bassanini nel lontano nel 2001, un ‘capolavoro’ del centrosinistra che oggi Largo del Nazareno sembra avere dimenticato. Una contraddizione che brucia, come dimostra la fronda degli ex senatori Enrico Morando e Giorgio Tonini. Il ricorso al referendum, con il rito dell’estate a raccogliere firme, di fatto mette in gioco la riforma voluta dal centrosinistra 24 anni fa con l’avallo di un referendum popolare confermativo”. Pur di attaccare Palazzo Chigi il Pd si converte frettolosamente alla strada del centralismo con la retorica dell’unita nazionale e dell’amor patrio, non proprio una bandiera storica della sinistra.

La Russa: nessuno smacco al governo, decidano gli italiani

Il centrodestra non si fa certo intimidire. “Smacco per il governo dopo oggi? Il referendum è una valutazione tecnico-giuridica. Penso che la democrazia diretta sia la cosa migliore”, dice Ignazio La Russa. “Ben venga il referendum siano gli italiani a decidere”, commenta il presidente del Senato. “Se la Corte ha detto che i punti non erano in sintonia con la Carta – conclude – il Parlamento prenda atto che non è stata bocciata la riforma. Il parlamento deve correggere e penso che lo farà”,

Esultano le opposizioni che dimenticano la loro riforma dell’articolo V

Ma la crociata referendaria è l’unico strumento del centrosinistra sconfitto dai successi del governo Meloni. “È una decisione importante contro una legge che aumenta le disuguaglianze tra i territori e indebolisce l’unità nazionale”, dice il leader dei Verdi intonando la solita litanìa della legge “spaccaItalia” smentita dall’architettura della riforma. Che invece dà maggiori opportunità al Sud. “Questa è la disfatta dell’autonomia differenziata leghista e del mercimonio politico tra Meloni e Salvini”. Con dichiarazioni “copia e incolla”, le sinistre parlano di vittoria politica e prospettano una “primavera referendaria”. Ma ignorano che il verdetto della Cassazione non ha nulla che vedere con il giudizio di merito della legge sull’autonomia.

Schlein: un’ottima notizia, ora il governo si fermi

Il dem Marco Meloni saluta il via libera al referendum con un entusiasmo immotivato. “Ci penseranno gli italiani a cancellare definitivamente questo scempio e le scelte disastrose del governo Meloni”. Poco dopo arriva la segretaria Elly Schlein a intimare al governo di fermarsi. “Crediamo molto in questa battaglia. Dopo il pronunciamento della Consulta bisognerebbe che il governo si fermasse: è l’unico modo che ha per recuperare credibilità dopo lo strafalcione che la Corte la smontato”. Non sono da meno i pentastellati: “Non ci fermeremo finché non avremo posto fine a questa logica di disuguaglianza che mira a rendere alcune regioni più forti a scapito delle altre”,  dice la senatrice Ketty Damante.

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