Consiglio d’Europa durissimo sui Cpr italiani: “Migranti maltrattati e sedati”. Il governo replica e sull’Albania respinge ogni critica
Il Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto critico sui Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) italiani, denunciando maltrattamenti, condizioni inadeguate e problemi di gestione, e inserendosi nell’ormai lunga tradizione di documenti sulle violazioni nei Cpr, documentate da organismi istituzionali come il Garante nazionale e i Garanti locali dei diritti delle persone private della libertà personale, da organizzazioni della società civile e da numerose testimonianze di persone recluse. A firmare il Report è il Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT), dopo una visita condotta tra il 2 e il 12 aprile 2024 in quattro centri (Milano, Gradisca d’Isonzo, Potenza e Roma). In particolare, si evidenziano maltrattamenti fisici e l’ampio uso di psicofarmaci non prescritti. Il Consiglio ha pubblicato anche le risposte del governo italiano, che ridimensiona il quadro generale e ricorda che è già operativo un gruppo di lavoro istituito il 15 febbraio 2024, costituito da Dipartimenti del Viminale e personale Unhcr, per monitorare i Cpr e implementare miglioramenti, oltre all’impegno a collaborare e soddisfare le raccomandazioni. Ma le critiche de CPT riguardano anche il Protocollo Italia-Albania. In questo caso, invece, il governo rimanda al mittente ogni addebito, negando che vi siano “punti oscuri sulla disciplina normativa” delle operazioni condotte.
Il rapporto sui Cpr italiani – Il CPT evidenzia numerosi casi di segnalati maltrattamenti fisici e uso eccessivo della forza, avvenuti principalmente durante eventi critici come tentativi di fuga, proteste o disordini. Gli interventi delle unità di polizia sono descritti come potenzialmente pericolosi e sproporzionati. “L’assenza di un’autorità indipendente che monitori gli interventi compromette la trasparenza e l’attribuzione di eventuali responsabilità”, afferma il CPT, auspicando la creazione di un organo indipendente per supervisionare tali azioni. Un’altra criticità riguarda la somministrazione di psicofarmaci. Nel centro di Potenza, il CPT ha documentato l’uso di farmaci diluiti in acqua senza prescrizioni mediche, una pratica definita inaccettabile. Inoltre, si segnalano condizioni materiali inadeguate: strutture con elementi carcerari (sbarre e cortili simili a gabbie), scarsa manutenzione dei servizi igienici, cibo di bassa qualità e mancanza di articoli essenziali come cuscini e prodotti per l’igiene personale. Il Comitato critica anche l’assenza di attività ricreative e di mediatori culturali. L’assistenza sanitaria è un altro punto debole. Il rapporto evidenzia carenze nello screening medico all’ammissione e nella prevenzione di suicidi e scioperi della fame. Il CPT chiede inoltre una revisione della certificazione medica per l’idoneità alla detenzione.
La gestione dei migranti in Albania – “Condizioni di vita dignitose, rispetto e garanzie giuridiche fondamentali (informativa sui diritti, comunicazione del trattenimento a un terzo, accesso ad un avvocato e ad un medico)”. E’ quanto chiede il Comitato per i centri in Albania temendo che le criticità riscontrate nei Cpr possano replicarsi lì. Una su tutte, l’accesso all’assistenza legale. “Le persone trattenute nei suddetti locali idonei non godono delle necessarie garanzie giuridiche, come l’informativa sui loro diritti, l’accesso ad un avvocato e la comunicazione del loro fermo a terzi”, ha scritto il CPT sui Cpr visitati. Nella risposta, il governo ricostruisce le operazioni condotte tra metà ottobre e i primi di novembre, i due trasferimenti per 24 migranti totali. E respinge tutte le osservazioni, definendo i centri albanesi conformi agli standard e ribadendo che i migranti ricevono assistenza adeguata e sono garantite tutte le tutele giuridiche necessarie. Anche sul viaggio via mare, tutto apposto. “La destinazione della nave verso l’Albania o lo svolgimento delle procedure di screening non possono di per sé configurare una detenzione“, scrive il governo. “In concreto, i migranti a bordo della nave hub devono solo rispettare le limitazioni fisiologiche che sono necessarie per la loro stessa sicurezza, tenendo conto anche delle dimensioni necessariamente limitate della nave hub”, precisa, senza però citare fonti giuridiche a sostegno di una tesi che, quantomeno, contrasta con le dichiarazioni dei migranti trasferiti: “Quattro giorni sulla nave Libra senza poterci lavare, nemmeno le ferite. E senza che qualcuno ci spiegasse che ci stavano portando in Albania”.
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