Mamma travolta, il gip: “Assoluta insensibilità” ma dispone i domiciliari per il camionista pirata
“Assoluta insensibilità per le conseguenze delle sue condotte“. Sono stati disposti gli arresti domiciliari per Francesco Monteleone, il 24enne finito in carcere due giorni fa a Milano per omicidio stradale con l’aggravante dell’omissione di soccorso, per essere fuggito dopo aver travolto e ucciso Rocio Espinoza Romero, 34 anni, davanti ai suoi bimbi di un anno e mezzo che erano sul passeggino e che si sono salvati, così come la nonna, mentre tutti e quattro stavano attraversando sulle strisce in viale Renato Serra. Il giudice per le indagini preliminari, Alberto Carboni, ha convalidato l’arresto ma non ha accolto la richiesta della pm Paola Biondolillo che aveva chiesto la custodia in carcere.
In silenzio davanti al gip – L’uomo ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. “Non mi sono accorto” erano state le prime dichiarazioni del 24enne, assistito dai legali Mario Mongelli e Roberto Tournier. Ma la prima versione del 24enne stride con gli elementi raccolti da inquirenti e investigatori tra cui una telefonata, senza risposta, seguita da un messaggio WhatApp inviato dal camionista ad un avvocato subito dopo la tragedia, dopo essersi anche fermato per quattro secondi prima di ripartire. Alzando le mani e sbracciando la donna aveva anche cercato di fermare l’autista che, poi, l’ha investita e trascinata per 13 metri.
“Umanamente è chiaro che questa è una tragedia di dimensioni immani – hanno detto dopo l’interrogatorio i legali-. Ribadiamo che si tratta di un’ipotesi colposa, non volontaria e il giudice si è riservato in ordine alle nostre richieste di concessione degli arresti domiciliari in considerazione del fatto che è un’ipotesi colposa, che è un ragazzo di giovane età, è incensurato, non ha precedenti di polizia, ha la patente e il camion era in regola e assicurato come la polizia ha avuto modo di verificare”. Il 24enne oggi, hanno aggiunto i difensori, “era in stato di confusione”, ma ha “anticipato la volontà di voler chiarire la sua posizione direttamente con il pubblico ministero”. In merito a quella telefonata all’avvocato dopo l’incidente, i legali hanno spiegato che “è vero che c’è stato un contatto con l’avvocato”, ma c’è “una discrepanza nei tempi” e “riteniamo di poter provare questo elemento”.
Le quattro telefonate – L’incidente “è avvenuto alle 9.44” dell’11 dicembre “e dall’analisi del telefono cellulare” risulta che Monteleone ha effettuato “quattro tentativi di chiamata al padre in rapida successione (9:51, 10:00, 10:04, 10:32)”evidenzia il gip di Milano Alberto Carboni nell’ordinanza. Una “simile coincidenza temporale” delle quattro telefonate, pochi minuti dopo il fatto, “e l’insistenza delle telefonate verso il genitore”, scrive il giudice, “non possono certo essere casuali e trovano una spiegazione logica solo nel fatto che l’indagato si era accorto di aver investito una persona e che, preso dal panico, tentava di mettersi in contatto con il padre”.
Un elemento che si aggiunge a quelli già emersi e contestati dalla pm Paola Biondolillo nelle indagini della Polizia Locale (non è citata nel provvedimento, invece, la telefonata al legale) per dimostrare che il 24enne fosse consapevole di quello che aveva fatto, ma che non si è fermato ed è stato rintracciato in una cava ad Arluno, nel Milanese, dove era tornato a lavoro come se niente fosse.
Le esigenze cautelari, spiega il giudice, “possono essere soddisfatte con la misura degli arresti domiciliari, così da limitare la libertà di circolazione dell’indagato e impedire che ci siano occasioni di ripetizione di episodi analoghi”. Secondo il giudice “non è verosimile che l’indagato non si sia reso conto di quanto accaduto”. Il giudice, in relazione all’omissione di soccorso e alla fuga consapevole dopo l’omicidio e le lesioni stradali, dà conto del fatto che “la donna è stata trascinata” per 13 metri “e non pare ipotizzabile che il conducente del mezzo possa non essersi reso conto della presenza di un ostacolo che intralciava la normale andatura del veicolo”.
Il testimone – Poi, uno dei testimoni ha “riferito di aver più volte suonato il clacson per richiamare l’attenzione dell’autista” e non è “realistico che quest’ultimo non abbia percepito quanto stava succedendo”. Il teste ha messo a verbale anche il tentativo disperato della donna di fermare il tir. “Improvvisamente notavo – ha raccontato – la presenza di una persona che alzava le braccia in prossimità dell’attraversamento pedonale come a volersi fare notare dal conducente del mezzo pesante”. Le immagini, poi, hanno ripreso Monteleone che, dopo l’impatto, si è fermato “per circa quattro secondi”. Una “brevissima sosta” che “dimostra quindi che l’autista si era reso conto” e “dopo essersi interrogato pochi istanti su come comportarsi, ha assunto la decisione” di scappare. Il gip, parlando del pericolo di reiterazione, chiarisce che con il suo comportamento, sebbene “possa essere stato determinato anche dal turbamento per quanto accaduto”, il giovane ha dimostrato “assoluta insensibilità per le conseguenze delle sue condotte“.
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