Opera in tre Atti | I movimenti di Verona-Empoli

Moderato

Cominciamo con l’unica nota stonata della giornata. La dolcissima melodia suonata dagli azzurri al Bentegodi è stata incrinata dal grave infortunio occorso a Pietro Pellegri. Nel momento probabilmente migliore della sua carriera, il centravanti ligure deve ancora una volta fare i conti con la sfortuna. C’è da scommetterci che il ragazzo uscirà fortificato da questo ulteriore ostacolo che, sul più bello, priva l’Empoli di uno dei suoi uomini più in forma e in fiducia. Quella stessa fiducia che ha consentito agli azzurri di mister D’Aversa di ottenere una delle vittorie esterne più roboanti mai ottenute in serie A. Quattro gol segnati in 25 minuti dentro un primo tempo di livello clamoroso. Qualcuno potrebbe obiettare che avevamo di fronte un avversario in crisi, fragile tecnicamente e moralmente. In realtà è stato l’Empoli ad amplificare i difetti strutturali di un Verona incapace di fronteggiare la dirompente forza d’urto di Sebastiano Esposito e soci.

Andante

È come se il sorprendente, beffardo e inatteso exploit confezionato in Coppa Italia contro la Fiorentina avesse moltiplicato le energie degli azzurri, infondendo quelle certezze che, complici le numerose assenze, erano venute meno nelle ultime due gare con Udinese e Milan. Nella città resa famosa da Shakespeare, l’Empoli si è regalato il sogno di una serata di inizio inverno. Al cospetto di una squadra che aveva bisogno disperato di punti come quella di Paolo Zanetti, l’Empoli ha potuto contare su componenti come serenità e tenuta mentale che, in questo momento, non possono appartenere agli scaligeri. Si badi bene. Non si tratta tanto di supremazia tecnica ma della differenza che passa tra un’accozzaglia di individualità, come quella gialloblù, e un collettivo autentico come quello azzurro. L’Empoli ha stravinto grazie alla lucidità, all’organizzazione di gioco e alla manovra corale di una squadra plasmata a immagine e somiglianza del proprio allenatore. È la vittoria del gruppo. È la vittoria di mister D’Aversa. Concreto, pragmatico, pienamente in controllo del materiale brillantemente messogli a disposizione dalla società.

Allegro

Indubbiamente al Bentegodi si sono distinte alcune individualità che, allo stato attuale, rappresentano un valore aggiunto nella corsa salvezza. Sebastiano Esposito ha completato la propria settimana magica con la prestazione monstre del Bentegodi. Si tratta di un talento cristallino che sembra aver poco a che fare con la lotta di chi deve sgomitare per salvarsi la pelle e sottrarsi dai bassifondi della classifica. L’Empoli sinora ha saputo sfruttarne il potenziale rendendolo perfettamente funzionale al gioco di D’Aversa. Tino Anjorin si è reso protagonista della miglior prestazione stagionale. Qualità e proprietà di palleggio al servizio della causa azzurra. Non ancora al pieno della condizione fisica, l’ex Chelsea è stato letteralmente straripante tagliando come una lama nel burro la vulnerabile linea mediana del Verona. Lo abbiamo ripetuto spesso: per Lorenzo Colombo è solo questione di tempo. Talvolta impreciso sotto porta, l’ex brianzolo non ha mai fatto mancare il proprio contributo in termini di generosità e applicazione tattica. Aver ritrovato la soddisfazione personale con un gol di pregevole fattura non può che accrescere il suo percorso di fiducia e dell’autostima. In un ruolo insolito, Cacace ha dimostrato di essere elemento assai duttile e efficace. Il primo sigillo in maglia azzurra è figlio di un’intuizione tattica di D’Aversa ma anche della  professionalità di un ragazzo che non ha mai fatto mancare la propria serietà e disponibilità.  

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