La WADA modifica il Codice Anti-doping. Buone notizie per Sinner?
Lo scorso 5 dicembre il Comitato Esecutivo (Executive Committee, ExCo) della WADA (World Anti-Doping Agency) riunito con il Consiglio Fondatore (Foundation Board) a Riyadh in Arabia Saudita ha approvato alcuni cambiamenti che verranno apportati al regolamento antidoping e che saranno effettivi a partire dal 1° gennaio 2027.
Alcuni di questi cambiamenti fanno seguito alle parole del Direttore Generale della WADA Olivier Niggli che poche settimane fa aveva ventilato la possibilità di modifiche regolamentari per gestire meglio i cosiddetti casi di “doping involontario”, ovvero i casi in cui atleti si trovano a ingerire involontariamente sostanze proibite.
Naturalmente si tratta di un argomento di grande attualità nel tennis, dato che negli ultimi mesi i due atleti che per più settimane nel 2024 hanno occupato il n. 1 delle classifiche mondiali (Jannik Sinner per gli uomini e Iga Swiatek per le donne) sono stati protagonisti di casi di “positività involontarie”.
Come sappiamo, mentre Iga Swiatek ha concluso la sua causa (salvo possibili appelli) con una squalifica di un mese, Jannik Sinner dovrà comparire davanti al TAS (Tribunale di Arbitrato Sportivo) di Losanna nel 2025 per conoscere il suo destino dopo che un Tribunale Indipendente lo aveva assolto ritenendolo né colpevole né negligente nell’assunzione di sostanze proibite.
Tra i cambiamenti che verranno introdotti nel regolamento WADA a partire dal 2027 ce ne sono alcuni che sembrano immediatamente dettati dalla vicenda del tennista altoatesino, e che se fossero già in vigore semplificherebbero non di poco la sua difesa.
“Prodotto contaminato” vs “Fonte di contaminazione”
Swiatek è stata in grado di vedere la sua sentenza considerevolmente ridotta rispetto ai due anni di squalifica base che si applicano per la prima violazione in caso di assunzione non volontaria perché ha presentato prove convincenti affinché la ITIA (International Tennis Integrity Agency) accettasse che non le si possono imputare significative colpe o negligenze nella sua positività alla Trimetazidina (TMZ). In particolare, dal momento che la sostanza proibita era entrata nel suo organismo a causa di una contaminazione di un prodotto legale che l’atleta polacca aveva assunto (2-3 pillole di melatonina), è stato possibile applicare la regola 10.6.1 del regolamento WADA che permette una riduzione fino al 100% dei due anni di squalifica prevista.
Dal punto di vista formale, tuttavia, questa regola non sarebbe applicabile al caso di Sinner, perché nel suo caso l’assunzione del prodotto proibito non è avvenuta a causa di una contaminazione di un prodotto legale, ma è venuto attraverso la trasmissione accidentale dal suo fisioterapista Giacomo Naldi. Il prodotto da cui proveniva il Clostebol è infatti la Trifodermina, di cui il Clostebol è un ingrediente dichiarato.
Al contrario di quanto è accaduto nel caso di Swiatek, per la quale era lecito aspettarsi che la melatonina non contenesse TMZ, chiunque utilizza la Trifodermina è (o dovrebbe essere) a conoscenza che contiene il Clostebol.
Di conseguenza, a rigor di logica si dovrebbe applicare la regola 10.6.2 che per un caso di in cui l’atleta non presenti colpa o negligenza significativa ma non possa imputare la positività a un “prodotto contaminato” prevede una possibile riduzione della pena solamente fino al 50% del massimo previsto, quindi fino a un anno.
Ed è proprio in questi articoli che è stata introdotta un’importante modifica nella versione del regolamento che sarà in vigore dal 1° gennaio 2027: il concetto di “Prodotto contaminato” (Contaminated Product) è stato sostituito dal concetto di “Fonte di contaminazione” (Contaminated Source), la cui definizione è stata pesantemente modificata.
La Fonte di contaminazione viene definita quale: “Una fonte imprevedibile di Sostanza Proibita, come: l’ingestione di una medicina che contiene la sostanza proibita la quale non è specificata nell’etichetta o la cui presenza non può essere identificata con una ragionevole ricerca Internet; la consumazione di cibo o bevanda, come per esempio carne o acqua contaminata, che contiene la Sostanza Proibita senza che ci fosse un avvertimento o altra comunicazione che notifichi la possibile presenza della Sostanza Proibita; l’esposizione alla Sostanza Proibita che era stata usata o posseduta da una terza persona, sia attraverso il contatto diretto dell’Atleta con la terza persona oppure attraverso il contatto con oggetti toccati o maneggiati dalla terza persona; oppure attraverso contaminazione ambientale”.
Naturalmente non è difficile capire come questa definizione possa applicarsi al caso di Sinner, ammesso (e non necessariamente concesso) che il fisioterapista Giacomo Naldi possa essere considerato una “terza persona” anche se appartenente al team di Sinner.
Tuttavia qui si entra in una disquisizione tra il legale e il filosofico che non è il caso di affrontare in questa sede, anche perché questa regola non era in vigore al momento della positività di Sinner e non sarà in vigore che tra due anni.
È comunque opportuno far notare che, con questa modifica, sarebbe molto più semplice far rientrare la positività di Sinner nella casistica previsa dalla regola 10.6.1 che consente di ridurre la squalifica anche del 100% in base al livello di colpa o negligenza riscontrato nell’atleta.
Livello minimo di denuncia
Un’altra modifica che verrà introdotta nel 2027 riguarda la possibile apertura ad avere dei livelli di concentrazione minimi al di sotto dei quali la presenza di una Sostanza Proibita senza soglia (“Non-Threshold Subsance”, ovvero una sostanza per la quale non c’è una soglia entro la quale la sua presenza viene tollerata nell’organismo dell’atleta) non dà luogo a una positività (“Adverse Analytical Finding”).
Il regolamento poi fa riferimento a un Documento Tecnico sulle quantità minime rilevate da un’analisi cromatografica, per cui sarà necessario stabilire, sostanza per sostanza, quali sono questi valori minimi e le circostanze (probabilmente legate ai tempi di smaltimento della sostanza da parte dell’organismo) che fanno sì che, nonostante la presenza di una sostanza proibita in un campione, si determini il “non luogo a procedere”.
Anche qui si può immediatamente fare riferimento al caso di Sinner, e anche a quello di Swiatek, in quanto le quantità rilevate erano molto basse (tra i 50 e i 100 picogrammi per millilitro) ed è ipotizzabile che questi valori possano cadere al di sotto dei valori minimi di cui sopra per le rispettive sostanze. Questo è soprattutto il caso nelle positività di Sinner, in quanto la decisione di primo grado del Tribunale Indipendente esclude che quelle quantità possano aver dato vantaggi sportivi a Sinner, e la WADA nel suo appello al TAS ha sostanzialmente accettato questa posizione.
Conclusioni
Ma dal punto di vista pratico, tutto ciò cosa vuol dire per il destino di Sinner?
Formalmente nulla, dal momento che queste regole al momento non sono in vigore e non lo saranno per un altro paio d’anni. Tuttavia si tratta di una indicazione della direzione che vuole prendere la WADA nella valutazione di certe circostanze, ora che le analisi di laboratorio sono molto più sensibili a quantità anche molto ridotte.
Come abbiamo spiegato in precedenza, se si volesse applicare il regolamento alla lettera, sarebbe difficile vedere come sarebbe possibile comminare a Sinner una squalifica inferiore ai 12 mesi nel caso in cui venisse riscontrato un qualunque livello di colpa o negligenza, anche minima, da parte di Sinner o del suo team. Tuttavia, il TAS non è il Tribunale Indipendente, e non è necessariamente tenuto a “colorare dentro le righe”. Ragion per cui potrebbe anche tenere conto del fatto che, con ogni probabilità, questo stesso episodio verificatosi tra un paio d’anni con le stesse circostanze si sarebbe risolto con un nulla di fatto.
E in ogni caso, è abbastanza scontato che il team legale di Sinner cercherà di utilizzare questa modifica nel regolamento come argomento per sostenere la conferma di una decisione di nessuna colpa o negligenza secondo l’articolo 10.5, come è stato deciso in primo grado, perché è sicuramente la decisione più in linea con la filosofia della WADA in casi come questo nel quale l’atleta ha identificato la fonte della sostanza proibita e l’assunzione è stata accettata come involontaria.
A livello molto pragmatico: la sensazione generale è che la punizione più adatta a Sinner per quanto accaduto sia molto più vicina a zero che ai 12 mesi che rappresenterebbero la pena minima in base all’articolo 10.6.2. Se il TAS volesse necessariamente “colorare dentro le righe”, potrebbe considerare la “punizione zero” più consona alle circostanze rispetto all’alternativa.