Riassunto di una stagione Challenger dominata da Francia e Argentina
È appena terminata una lunga stagione Challenger, circuito che presenta un calendario sempre più affollato e un livello sempre più competitivo. Il numero dei tornei è passato da 196 a 207 e, nonostante una leggera diminuzione dei punti assegnati, queste competizioni rimangono un fondamentale trampolino di lancio e una inevitabile fase di passaggio verso i vertici ATP. Una regola cui non sfuggirono nemmeno i grandissimi, basti ricordare la vittoria di Roger Federer a Brest nel 1999, quella di Rafa Nadal a Barletta nel 2003 o quella di Novak Djokovic a Budapest nel 2004. Si ripartirà a inizio gennaio a Canberra, in Australia, e in contemporanea a Bangkok, Nuova Caledonia e Oeiras.
Nel frattempo cerchiamo di capire che cosa è successo in questo 2024, dove i tennisti azzurri si sono trovati a fare i conti con una difficile fase di transizione, visto che i suoi atleti di punta (Arnaldi, Cobolli e Darderi) hanno decisamente svoltato, recitando ormai da protagonisti su ben altri palcoscenici. Come conferma questa breve panoramica disaggregata per nazioni che ci racconta di come la Francia abbia dominato, esattamente come fece lo scorso anno. Al secondo posto l’Argentina, anche lei confermando la stessa seconda posizione del 2023. L’Italia perde invece terreno a favore degli USA, con cui aveva condiviso il terzo gradino del podio.
Nazione | Titoli |
Francia | 24 |
Argentina | 22 |
Stati Uniti | 18 |
Italia | 12 |
Da questa tabella si desume come la stagione sia stata trionfale per i cugini d’oltralpe, che si sono avvalsi dei risultati di due atleti (Arthur Fils e Giovanni Mpetshi Perricard) che sono ormai da considerare giocatori di livello ATP fatti e finiti. La differenza l’ha fatta non tanto Fils, che ha giocato più che altro al livello superiore e che ha vinto un solo Challenger, a Bordeaux a maggio. E darà l’addio al circuito cadetto, dall’alto della sua posizione in classifica (n.20 ATP), da prima testa di serie alle prossime Next Gen Finals di Jeddah che inizieranno il 18 dicembre. Quindi la parte del leone l’ha fatta Perricard che ha vinto tre tornei (Nottingham, Cuernavaca ed Acapulco) e perso una finale a Lille. Evidente che i suoi 203 cm nella prossima stagione lasceranno il circuito per recitare su altri palcoscenici. Dovessimo esprimere una preferenza tra i due prenderemmo di sicuro Perricard, che valutiamo come un potenziale top 10. Il francese è stato il primo giocatore nel decennio a vincere contemporaneamente a livello ATP (Basilea) e Challenger. Prima di lui c’erano riusciti solo David Goffin e Pabro Cuevas, entrambi nel 2014.
Perricard tra l’altro è stato autore del secondo miglior salto a livello di classifica, con un guadagno di 175 posizioni. L’ha battuto solo il britannico Jacob Fearnley che, finito il College, si è buttato a capofitto nel professionismo, con risultati eccellenti: quattro vittorie (Nottingham, Lincoln, Rennes e Orleans). Fearnley ha chiuso la stagione con un record di 27/3, inclusa una striscia vincente di 17 match consecutivi tra agosto e ottobre quando sembrava che proprio non potesse perdere. Il britannico ha chiuso la stagione, terzo nella storia, con una percentuale di vittorie del 90% (con un minimo di 25 partite giocate). Meglio riuscirono a fare solo Guillermo Canas nel 2006 e Carlos Berlocq nel 2011, entrambi con 28/3. Fearnley è stato anche il giocatore, come dicevamo, che ha registrato il miglior salto in classifica:
Giocatore | Salto nel ranking |
Jacob Fearnley | +539 |
Giovanni Mpetshi Perricard | +175 |
Shang Juncheng | +135 |
Jakub Mensik | +118 |
Per darvi un termine di paragone, nel 2019 Jannik Sinner fece un balzo di 685 posizioni con tre vittorie (Bergamo, Lexington ed Ortisei). Introdotto il discorso… parliamo allora anche di Shang Juncheng e Jakub Mensik. Il cinese guida la carica dei classe 2005 ed è un ragazzo che ha cominciato a vincere i suoi primi ITF nel 2021, cioè appena 16enne. Non l’ha fermato nemmeno la breve e burrascosa esperienza con l’ex n.1 del mondo Marcelo Rios come coach, esperienza finita in malo modo. “Il tennis gli viene facile ma non ha voglia di sbattersi. Gli piace svegliarsi a mezzogiorno” così l’ha liquidato Rios. “È stato irrispettoso con me e soprattutto non c’è mai stato feeling” ha replicato il tennista. Comunque sia, il ragazzo entra nel nostro racconto in maniera molto marginale perché ormai il suo terreno sono gli ATP, dove ha raggiunto le semifinali ad Atlanta e in settembre ha vinto a Chengdu, battendo in finale il nostro Musetti. Chiude l’anno al n.50 e siamo certi che non sia finita qui.
Un altro che c’entra poco coi Challenger è ovviamente il ceco Mensik, degno erede di una grande scuola, che dopo la finale persa in gennaio al Challenger di Canberra, è passato in pianta stabile a livello ATP. Finale a Doha, semifinale a Umago e quarti a Shanghai e Vienna, con il suo n.48 ATP come premio finale. Pronto per un ulteriore balzo.
A pagina 2 il bilancio degli italiani