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Cos’è la cloropicrina, l’arma chimica che la Russia è accusata di aver utilizzato nella guerra in Ucraina. Per Mosca sono accuse infondate

Si chiama Cloropicrina. È un’arma chimica. E, secondo gli Stati Uniti, la Russia l’ha usata “come metodo di guerra” contro l’Ucraina. Lo fa sapere il Dipartimento di Stato americano: “La Russia ha usato l’arma chimica cloropicrina contro le forze ucraine in violazione della Convenzione sulle armi chimiche” di cui Mosca è firmataria. Mosca ha risposto parlando di accuse “odiose e infondate” e la Russia ha a sua volta denunciato più volte l’uso di armi chimiche da parte delle forze ucraine.

Cos’è la cloropicrina? E quali sono i pericoli di questo agente chimico? Chiamata anche tricloronitrometano, la cloropicrina è un composto organico e, a temperatura ambiente, si presenta come un liquido leggermente oleoso, fortemente irritante, lacrimogeno e dall’odore sgradevole e intenso. Nel 1848, il chimico scozzese John Stenhouse preparò la cloropicrina trattando l’acido picrico con l’ipoclorito di sodio. Oggi, invece, la sostanza viene prodotta dalla reazione tra nitormetano e ipoclorito di sodio.

Viene utilizzata in agricoltura come fumigante del suolo ma tuttavia è stata usata anche come agente di guerra chimica e come agente antisommossa. Infatti, le sue proprietà di lacrimogeno spinsero la Germania a usarlo come gas contro le forze alleate durante la Prima guerra mondiale. Fu uno dei primi casi nella storia di uso di un’arma chimica. Alcune scorte vennero conservate e utilizzate anche nel secondo conflitto mondiale.

L’agente chimico può essere assorbito attraverso l’inalazione, l’ingestione o i pori della pelle. Se ingerito è altamente nocivo, mentre molto tossico per inalazione e fortemente irritante sia come liquido che come vapore. Il suo odore (anche se in quantità non ancora dannose) viene subito percepito perché molto penetrante e per il forte effetto lacrimogeno. Questa caratteristica è un segnale estremamente efficace per evitare sovraesposizioni costringendo le persone ad allontanarsi subito dalla zona di contaminazione. Un’esposizione prolungata a concentrazioni dannose, invece, può essere fatale. Danni molto seri possono essere causati dal contatto del prodotto allo stato liquido con gli occhi o la pelle a causa del forte potere irritante. In stato gassoso e anche con concentrazioni molto basse, l’effetto è quello di lacrimazione immediata seguita da irritazione agli occhi, al naso e alla gola. E se continuata, provoca dolorosi bruciori alla vista fino alla cecità temporanea. Alte concentrazioni di vapore, invece, causano tosse, nausea, vomito e difficoltà di respirazione e possono essere anche fatali con casi di congestione, emorragie, bronchite grave ed edema polmonare. Il prodotto in forma liquida provoca ustioni chimiche gravi per contatto con gli occhi e con la pelle e, se dovesse essere ingerito, è molto tossico causando un’infiammazione alle mucose dell’apparato digerente.

Non è la prima volta che la Russia viene accusata di utilizzare armi “proibite” nel corso della guerra in Ucraina. Nel marzo 2022, il governo di Kiev e alcuni sindaci avevano denunciato l’uso di bombe al fosforo bianco nella regione di Luhansk, a Irpin, Hostomel e Kramatorsk, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali, in particolare quelle incendiarie.

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