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Una vita spezzata in 59 secondi. Nelle telecamere dell’azienda l’ultima immagine di Anila al lavoro prima dell’incidente

Una vita spezzata in 59 secondi. Nelle telecamere dell’azienda l’ultima immagine di Anila al lavoro prima dell’incidente

foto da Quotidiani locali

Non un selfie in riva al mare o abbracciata alle amiche per immortalare una cena, l’ultima immagine di Anila in vita la ritrae alla Bocon di Pieve di Soligo, alle ore 16, 3 minuti e 43 secondi del 14 novembre 2023 durante il turno di lavoro, a fianco di un macchinario per il confezionamento di scatole per prodotti alimentari. Cinquantanove secondi dopo la donna è morta con la testa schiacciata dal gancio meccanico in funzione per spostare le scatole disposte su un rullo. Anila Grishaj era un’operaia, responsabile del suo turno e aveva solo 26 anni. Di foto, da allora, non ne ha potute scattare più.

La perizia commissionata il 26 novembre scorso dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli all’Istituto di scienze forensi ricostruisce la dinamica dell’infortunio in cui ha perso la vita la ragazza, arrivando a stabilirne le cause, imputabili, come si legge nelle conclusioni, ad un doppio errore umano. Nella perizia sono contenute le immagini estrapolate dalla telecamera di videosorveglianza interna allo stabilimento. Si tratta di frame che riprendono dalle 15.58 di quel 14 novembre ogni frazione di secondo precedente al colpo mortale. Pur essendo fotogrammi, sono talmente eloquenti, che sembra quasi di riuscire a sentire i suoni di quel pomeriggio: il rumore dei rulli in funzione, le scatole che vengono imballate, il suono acuto di un allarme precedente all’incidente che avvertiva i lavoratori di un malfunzionamento del macchinario, le parole scambiate tra colleghi per capire come risolvere il problema, il colpo secco del gancio che colpisce il collo di Anila, il suo corpo che cade a terra inginocchiato, fino alle urla dei presenti non appena si sono accorti di quello che era accaduto. L’irreparabile.

«Ore 16.04.42 Il robot raggiunge il punto intermedio di presa scatole. Il robot si appresta ad andare in presa muovendosi verso la rulliera. In questo istante Grishaj viene colpita finendo sui rulli e rimanendo incastrata tra essi e la pinza del robot, all’altezza del collo»: si legge nella perizia. In quel momento la macchina è ancora in funzione. Ci vorranno altri 3 secondi perché si blocchi, ostacolata dal corpo. È in quel momento che la macchina si blocca e si accende una luce rossa. A nulla poi è servito l’intervento dei soccorsi, Anila è morta sul colpo in seguito al gravissimo trauma riportato.

L’intento della perizia è stato quello di stabilire le cause dell’incidente. Secondo quanto analizzato emerge che «Anila Grishaj si trovava all’interno dell’isola robotizzata e sostava nella zona di presa del robot, intenta a riavviare l’operatività della macchina, sollecitando a più riprese i foto sensori e rimuovendo le scatole».

Questo avveniva perché il macchinario aveva segnalato un errore, l’operaia aveva tentato di risolvere il problema prima in modo autonomo e poi attraverso una video chiamata effettuata al tecnico spagnolo per l’assistenza all’uso del macchinario. Durante quelle operazioni il macchinario era stato bloccato dagli operai, successivamente però veniva rimesso in funzione, nonostante la donna fosse ancora all’interno dello stesso. «È plausibile concludere», si legge nel documento, «che l’avvio sia avvenuto poiché l’errore segnalato era stato risolto o dal collega operando sul monitor o dalla Grishaj che aveva spostato la scatola dalla zona di approdo verso la zona di presa, portando automaticamente all’attivazione della marcia e all’avvio del braccio robotizzato. Il robot, quindi, si apprestava ad andare in presa scatole, ma urtava contro la malcapitata Grishaj, che finiva schiacciata. È pacifico che la condotta posta in essere da entrambi gli addetti contravveniva le modalità operative di utilizzo della macchina esposta nel manuale d’uso».

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