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Era falso il furto del cellulare a Rovazzi: uno stupido spot al suo ultimo album… (video)

Il furto del cellulare di Fabio Rovazzi durante una diretta Instagram in centro a Milano, divenuto subito virale, era un ‘falso’, una trovata di marketing per lanciare il ‘Maranza’, nuovo brano realizzato con Il Pagante, in uscita dal 15 maggio su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica dal 17 maggio. Il falso furto […]

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Il furto del cellulare di Fabio Rovazzi durante una diretta Instagram in centro a Milano, divenuto subito virale, era un ‘falso’, una trovata di marketing per lanciare il ‘Maranza’, nuovo brano realizzato con Il Pagante, in uscita dal 15 maggio su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica dal 17 maggio.

Il falso furto del cellulare di Fabio Rovazzi

Nel brano, con un mix di provocazione e divertimento, sullo sfondo della Madonnina, Il Pagante, duo milanese composto da Roberta Branchini e Eddy Veerus, e Rovazzi immortalano il ritratto fedelissimo e dissacrante del ‘Maranza’ (o ‘tamarro’ o ‘zarro’), sciorinando nota dopo nota i codici estetici e comportamentali di quello che, da fenomeno prettamente milanese, ha scavallato i confini della città per arrivare dappertutto a colpi di borselli griffati, orologi di valore, tute acetate, collane in bella vista e drill nelle cuffie.

Una trovata pubblicitaria che sui social non ha incontrato il favore dei fans. “Annunciare, come ha fatto Fabio Rovazzi, durante una diretta Instagram in centro a Milano, il furto – rivelatosi poi falso – del proprio cellulare è un “errore di responsabilità” che nessun cittadino dovrebbe commettere, dice il sociologo delle comunicazione Mario Morcellini parlando con l’AdnKronos: “Il nostro è un Paese in cui il solco tra ciò che è possibile fare e ciò che viene fatto si sta progressivamente erodendo”. “Intanto – dice lo studioso – dal punto di vista strettamente normativo il procurato allarme è, in ogni caso, un danno di cui qualcuno potrebbe chiedere conto a Rovazzi in un paese in cui c’è l’obbligatorietà dell’azione penale”. Secondo lo studioso “non si usa l’allarme perché, una volta attivato, provoca dolore e iper tensione. Quindi – ribadisce – è un errore di responsabilità. Direi che forse il guaio è quello di dedicare a questo caso attenzione mediatica. Nel senso che – ribadisce – secondo me il cantante ha ideato questa trovata per ottenere tale attenzione. Per questo la migliore ricompensa sarebbe tacere”, conclude.

 

 

 

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