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Dopo Blangiardo il governo rischia un altro flop sull’Istat. Le Camere prendono tempo sulla nomina di Chelli

Il governo rischia un secondo flop nella nomina del presidente dell’Istat. L’istituto di statistica che certifica tra l’altro tutte le cifre economiche del paese, a cominciare da quelle su Pil, deficit e debito. Un primo tentativo per la conferma di Giancarlo Blangiardo, molto vicino alla Lega si era infranto lo scoro marzo. Ora rischia di naufragare anche la nomina di Francesco Maria Chelli, al momento presidente facente funzioni in quanto membro più anziano del Consiglio dell’istituto. Riunita oggi, la Commissione Affari Costituzionali di Camera e Senato, il cui voto favorevole dei due terzi dei componenti è necessario per la nomina, ha optato per un rinvio e il Pd ha chiesto che il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo si presenti in audizione per chiarimenti sull’iter seguito per la candidatura di Chelli.

La procedura non sembra infatti pienamente conforme alle regole abitualmente seguite. A sottolinearlo è stato un articolo del Corriere della Sera che ricostruisce ciò che è accaduto. Il 22 febbraio scorso è stato pubblicato il bando del ministero. È seguita la nomina di una commissione incaricata di selezionare i tre candidati più qualificati per l’incarico, da sottoporre poi al ministro della Pa. Dalla terzina è uscito il nome di Chelli che il ministro Zangrillo ha quindi proposto al Consiglio dei ministri e alla premier. Gli statistici lamentano però che l’iter è stato caratterizzato da scarsa trasparenza, i nomi dei tre prescelti dall’apposita commissione non sono stati resi noti all’esterno e il ministro non li ha neppure incontrati personalmente. Qualcuno lamenta inoltre una certa debolezza del curriculum di Chelli rispetto ad altri potenziali candidati.

Il ministero ha risposto al Corriere solo con una nota in cui precisa che le procedura per l’individuazione del nuovo presidente “si è svolta in modo trasparente ed è stata basata su criteri professionali, in attuazione all’articolo 5-bis, paragrafo 4, del Regolamento (CE) n.223/2009″. Le candidature pervenute, venti, “sono state esaminate da una Commissione tecnica – aggiunge il dipartimento – non obbligatoria per legge ma voluta dal ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, al quale spetta proporre al Consiglio dei ministri il profilo più idoneo all’incarico, proprio per assicurare alla selezione la massima trasparenza e oggettività.

I suoi componenti – un avvocato dello Stato, un magistrato contabile e un professore ordinario di statistica – sono stati nominati con decreto del ministro per la Pa, accessibile. Esaminati i curricula, la commissione ha indicato i tre candidati ritenuti maggiormente idonei al ministro per la Pa. La scelta è ricaduta su Francesco Maria Chelli per l’elevato profilo professionale, la significativa attività di ricerca e produzione scientifica e le comprovate competenze direzionali, manageriali e di coordinamento tecnico, scientifico e amministrativo, dimostrate anche in qualità di presidente facente funzioni dell’Istat, incarico che ricopre dal maggio dell’anno scorso. “Dato che il processo decisionale per la nomina di Francesco Maria Chelli come presidente dell’Istat è stato trasparente chiederemo l’audizione del ministro Paolo Zangrillo per avere chiarimenti sulla questione”, ha detto però uscendo dall’audizione del professor Chelli alle commissioni Affari costituzionali congiunte di Camera e Senato l’onorevole del Pd, Simona Bonafè.

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