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Addio a Paolo Spada, medico simbolo dell'”andrà tutto bene” somministrato in pillole di ottimismo in pandemia

Paolo Spada

Si è spenta la voce della rubrica “Pillole di ottimismo”: è morto Paolo Spada, il 56enne chirurgo vascolare da 27 anni in forze all’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, che ha dispensato rassicurazioni e coraggio in dosi quotidiane durante la pandemia di Covid. E che, malato da tempo, ha affidato a un podcast il racconto del […]

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Paolo Spada

Si è spenta la voce della rubrica “Pillole di ottimismo”: è morto Paolo Spada, il 56enne chirurgo vascolare da 27 anni in forze all’Istituto clinico Humanitas di Rozzano, che ha dispensato rassicurazioni e coraggio in dosi quotidiane durante la pandemia di Covid. E che, malato da tempo, ha affidato a un podcast il racconto del suo passaggio da medico a paziente.

È morto Paolo Spada, la voce che dispensava “pillole di ottimismo”

«Ieri notte Paolo Spada ci ha lasciati». Era malato da tempo. «Si è spento serenamente circondato dai familiari». A dedicargli un lungo e commosso post sul suo profilo Facebook, tra gli altri, anche il virologo Guido Silvestri, in forze negli Usa alla Emory University di Atlanta. Perché insieme i due esperti erano stati anima della citata iniziativa ribattezzata “Pillole di ottimismo”, che ha accompagnato con interventi divulgativi basati su dati scientifici gli italiani mentre attraversavano la “tempesta” della pandemia di Covid.

Il commovente addio dell’amico e collega, il virologo Silvestri

«Per me – scrive allora Silvestri – e lo so che fa strano dirlo, Paolo è stato un “regalo” del Covid, nel senso che probabilmente non ci saremmo mai conosciuti senza la pandemia. Lui chirurgo vascolare all’Humanitas, io patologo alla Emory. Entrambi con la passione per la scienza ed i numeri, ci siamo “incontrati” via web agli inizi delle pandemia, con la nascita delle Pillole di ottimismo, di cui Paolo è stato dall’inizio alla fine il leader e la voce più influente con la sua rubrica quotidiana Numeri in Pillole, che per due anni ha fornito all’Italia l’unico termometro vero ed affidabile dell’andamento dei contagi regione per regione».

Paolo Spada, un’empatia oltre i numeri

Ma, aggiunge Silvestri, «oltre a presentare i numeri con grafici aggiornati, facili da capire ed affidabili al 100% – tanto che li usavano come punto di riferimento anche al ministero della Salute – Paolo aggiungeva i suoi commenti a volte brevi. A volte più articolati. Che si aprivano sempre con la frase “ben ritrovati”. Commenti in cui andava di là dei numeri nudi e crudi, comunicando messaggi di razionalità e buon senso, sempre avvolti da profonda empatia umana. Per migliaia di persone le parole di Paolo sono state una vera e propria “salvezza psicologica” in un momento di grande difficoltà».

Medico, chirurgo, ha raccontato in un podcast il passaggio dall’altra parte della barricata…

Paolo, continua il ritratto tracciato da Silvestri, «amava molto la frase “ottimismo che viene dalla conoscenza”, inventata nel marzo 2020 mentre dilagava il catastrofismo Covid, alimentato a volte da “buone intenzioni”. Più spesso da sciacalli a caccia di vantaggi politici e/o visibilità mediatica, per definire in poche parole l’idea che la conoscenza che viene dalla scienza genera un profondo ottimismo esistenziale con cui è possibile affrontare con coraggio e senza panico anche la sfida terribile di un nuovo virus. Senza cadere nel negazionismo (i cui disastri conosciamo dai tempi dell’Aids). La storia ha mostrato quanto Paolo avesse ragione».

La scoperta della malattia

Ma Spada ha utilizzato in più modi e messo a disposizione degli altri la sua empatia, dando anche voce a una puntata del video podcast dell’Humanitas Nel segno della cura, al quale ha affidato un racconto speciale – come scrive lo stesso Irccs nella presentazione – «quello di un medico che, ad un tratto, si trova a indossare i panni del paziente. L’idea di svegliarsi un giorno con una diagnosi terribile è l’incubo di ogni medico. Un brutto sogno che ti cambia l’esistenza. A me è successo – raccontava Spada –. Da anni convivo con una patologia seria, ma ne ho tratto un ulteriore insegnamento: in un percorso di vita che per tutti quanti è a termine, lungo o corto che sia, l’importante è dargli un significato e vivere appieno la propria esistenza».

L’ultima telefonata con l’amico Silvestri

Ma non è tutto. E molto altro si potrebbe scrivere e ricordare di Paolo Spada. E allora, torniamo all’addio che gli ha tributato sul web Silvestri. Che nel suo post si sofferma a lungo sull’«amicizia profonda» che legava i due professionisti. «La nostra ultima telefonata, ad inizio maggio, in cui abbiamo parlato di mille cose, rimarrà con me finché vivo. Come l’ultima email di pochi giorni fa, che si conclude con le due parole più belle che si possano ricevere da un amico. Paolo mi mancherà tantissimo, perché persone come lui sono rarissime. Era alieno alle smancerie, ma dentro di sé viveva un amore grandissimo per la vita (e per la medicina, la musica, le sue amate maratone) e per l’umanità: dalla sua splendida famiglia. Fino a tutti i suoi malati e lettori».

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