World News

Cannes, Palma D’Oro al film indipendente Anora: vince la commedia con sesso e oligarchi di Baker

Solidarietà, coraggio, resistenza, cambiamento: sono le parole che segnato la chiusura del 77° Festival di Cannes con la vittoria a sorpresa della Palma d’oro al film indipendente “Anora” dell’americano Sean Baker, storia in commedia di una spogliarellista di Brooklyn che vive la favola d’amore con il figlio di un oligarca russo.

Il Palmares assegnato dalla giuria presieduta dalla regista e attrice Greta Gerwig, artefice del fenomeno Barbie e con personalità forti come Lily Gladstone e Omar Sy e con Pierfrancesco Favino, ha riservato molte sorprese e tante emozioni. E lasciato fuori l’Italia che aveva in corsa “Parthenope” di Paolo Sorrentino.

L’abbraccio tra Francis Ford Coppola e George Lucas è stato storico: il regista del “Padrino” ha consegnato al creatore di “Guerre Stellari” la Palma d’oro onoraria, 85 anni il primo, 80 il secondo e la firma nel libro della storia del cinema. La giuria, con un verdetto non previsto, si è sentita libera di smarcare il gigante, così come ha dribblato il peso politico del film del fuggitivo Mohammad Rasoulof con un premio su misura, speciale. A dare emozione è stata Karla Sofia Gascon, premio (con Zoe Saldana, Selena Gomez, Adriana Paz) per l’interpretazione femminile di “Emilia Perez” di Jacques Audiard (che porta a casa anche il terzo premio per importanza, il Prix della giuria).

L’attrice spagnola che è il narcoboss che decide di cambiare sesso e vita trasformandosi in donna materna e premurosa, lei stessa ha fatto la transizione di genere, era un popolare attore di soap. Tra le lacrime si è rivolta a tutte le attrici come lei che «spesso hanno bussato porte che non si aprono» e alle persone trans: «stiamo soffrendo, siamo denigrate, domani questa notizia sarà commentata con l’odio di sempre, ma diamo speranza in questo cammino con questo film, c’è l’opportunità di essere migliori: cambiate bastardi».

Di donne e resistenza ha parlato la giovane regista Coralie Fargeat, vincitrice del premio sceneggiatura per l’horror femminista “The Substance” con Demi Moore, «un film sull’esperienza delle donne del mondo e sulla violenza subita. Spero che possa se non cambiare il mondo, dare almeno un piccolo contributo, essere parte del cambiamento».

Le donne, macrotema di tutto il festival, sono echeggiate nelle parole di Rasoulof, premio speciale per “Il seme del fico sacro”. «Le giovani donne del mio paese, del movimento Donne Vita Libertà, mi hanno ispirato con il loro grande coraggio di lottare. Il mio popolo è ostaggio del regime, gli attori del mio film sono stati trattenuti in Iran con la pressione dei servizi segreti della Repubblica Islamica e sono profondamente triste. Questo film è un miracolo ma in Iran accadono cose terribili. Oggi è stato condannato a morte Toomaj Salehi per la sua attività artistica di rapper», ha detto Rasoulof davanti a una platea in standing ovation.

Altre donne, altri Paesi: è l’India di” All We Imagine as Light” di Payal Kapadia, una giovane regista, 38 anni che ha vinto il prestigioso Grand Prix con una storia «di solidarietà ed empatia», un film «girato come in famiglia».

L’Italia a bocca asciutta con Sorrentino si consola con Roberto Minervini , che ha vinto il premio per la migliore regia nella sezione ’Un Certain Regard’. Minervini aveva raccontato la terra dimenticata della Louisiana, ora con ’I dannati’ volge lo sguardo verso un manipolo di soldati invisibili e lontanissimi dal mondo. Disperazione e paure personali si rispecchiano in quelle di una comunità universale di uomini, bersagliata da un conflitto che guarda alla nostra contemporaneità. E se il film ha catturato i favori della Giuria è anche perchè c’è ancora bisogno di dar voce a chi non ne ha e a chi rischia di morire ogni giorno. —

Читайте на 123ru.net