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Argentina, la prima legge ultraliberista di Milei arriva dopo 6 mesi di governo: meno tasse, privatizzazioni e più poteri al presidente

Argentina, la prima legge ultraliberista di Milei arriva dopo 6 mesi di governo: meno tasse, privatizzazioni e più poteri al presidente

Concessioni e benefici fiscali alle grandi imprese, privatizzazioni e flessibilità sul lavoro. Il sogno ultraliberista del presidente Javier Milei si è quasi realizzato: la Ley Bases, in discussione alla Camera dei Deputati, dopo avere ricevuto il via libera dal Senato, è il primo disegno di legge che il presidente riesce a fare approvare in sei […]

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Concessioni e benefici fiscali alle grandi imprese, privatizzazioni e flessibilità sul lavoro. Il sogno ultraliberista del presidente Javier Milei si è quasi realizzato: la Ley Bases, in discussione alla Camera dei Deputati, dopo avere ricevuto il via libera dal Senato, è il primo disegno di legge che il presidente riesce a fare approvare in sei mesi di governo. Il testo finale contiene 232 articoli dei 660 iniziali ed è una versione ridotta della cosiddetta Ley Omnibus che Milei aveva presentato al Congresso all’inizio dell’anno.

L’approvazione del Senato è stata contestata da sindacati, organizzazioni in difesa dei diritti umani e assemblee popolari secondo cui le politiche dell’esecutivo stanno causando la dissoluzione del settore pubblico a favore di privati e multinazionali. Il piano di austerità di Milei ha comportato tagli a sussidi statali e ministeri con ripercussioni che hanno colpito in particolare la classe bassa e media. Oggi in Argentina la povertà riguarda il 55% della popolazione, la disoccupazione è cresciuta e il potere di acquisto dei cittadini è diminuito del 20%.

Uno dei punti principali introdotti dalla Ley Bases è la concessione al presidente di competenze straordinarie per un anno, dichiarando “l’emergenza pubblica in materia amministrativa, economica, finanziaria ed energetica”. In queste aree chiave fino alla metà del 2025, Milei avrà facoltà che normalmente spettano al potere legislativo, cioè potrà riformare o approvare leggi tramite decreti e senza passare per il Congresso.

Questo strumento è stato concesso per la metà del tempo richiesto e in relazione a un terzo delle materie incluse nella proposta iniziale dell’esecutivo. Per ottenere l’approvazione della legge, il governo ha infatti accettato alcune limitazioni tra cui l’impegno a non sciogliere 15 organismi pubblici che potranno solo essere ristrutturati. In particolare, dalla chiusura sono stati esclusi il Consiglio Nazionale della Ricerca Scientifica e Tecnologica (CONICET) che promuove ricerche nelle scienze naturali, mediche e sociali; l’istituto Malbrán che si occupa di prevenzione e ricerca sulle malattie infettive, oltre che di politiche sulla salute pubblica; l’INCAA, la struttura che sostiene la produzione cinematografica argentina, e il Banco Nacional de Datos Genéticos (BNDG), l’istituto che conserva le informazioni sulle persone scomparse durante la dittatura ed è centrale per rintracciare le persone nate nei centri di detenzione e sottratte ai propri familiari per essere affidate alle famiglie dei militari.

Quanto alle aziende da privatizzare in modo totale o parziale, la lista è ridotta rispetto alla prima proposta dell’esecutivo. Delle iniziali 41 aziende, solo 8 saranno privatizzate tra cui Intercargo, che fornisce servizi alle compagnie aeree, ed Energia Argentina che si occupa dello sfruttamento di giacimenti di idrocarburi. Invece Aguas y Saneamientos Argentinos, Belgrano Cargas y Logístico, la Sociedad Operadora Ferroviaria e Corredores Viales saranno aperte all’integrazione di capitali privati. Per ora sono escluse dalla privatizzazione la compagnia aerea Aerolíneas Argentinas, Correo Argentino (la società statale che gestisce il servizio postale nel Paese) e Radio y Televisión Argentina (RTA). Il governo ha garantito che continueranno i finanziamenti alle istituzioni pubbliche del settore agroalimentare (Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria, SENASA) e dell’ambito relativo alla tecnologia industriale (Instituto Nacional de Tecnologia Industrial, INTI).

Una delle proposte più controverse introdotta dalla Ley Bases è il RIGI (Régimen de incentivo a las grandes inversiones): la misura garantisce per 30 anni benefici fiscali e doganali per i progetti di investimento superiori a 200 milioni di dollari nei settori dell’energia, l’estrazione mineraria, l’agroindustria e le infrastrutture. Tra questi, ci sono la riduzione dell’imposta sugli utili dal 35% al 25% e il rimborso accelerato dell’Iva. Secondo il governo il RIGI attrarrà capitali e investitori con progetti a lungo termine nel Paese, mentre i critici ritengono che darà un vantaggio alle multinazionali, danneggiano le piccole e medie imprese e compromettendo l’occupazione locale. Inoltre la Ley Bases interviene sul settore energetico con l’obiettivo, secondo il governo, di attirare investitori internazionali. Gli occhi sono puntati su “Vaca Muerta”, area nel Sud del Paese dove si concentrano riserve di gas e petrolio. La nuova normativa riduce al minimo l’intervento dello Stato.

Il disegno di legge prova anche a rendere più flessibile il mercato del lavoro. Se offre benefici per i datori di lavoro che regolarizzano i loro dipendenti, la Ley Bases prevede che le aziende possano assumere con un periodo di prova di sei mesi, il doppio dell’attuale, estendibile a otto mesi per le medie imprese e a un anno per quelle con meno di cinque dipendenti. Inoltre consente di avere fino a cinque persone assunte come collaboratori autonomi, cioè senza rapporto di dipendenza. Secondo l’esecutivo la flessibilità porterà più aziende ad assumere personale, mentre per i sindacati aumenterà il lavoro precario e la disoccupazione anche perché vengono eliminate le sanzioni per chi impiega le persone senza contratto. Il pacchetto fiscale prevede, inoltre, che fino al 31 dicembre 2025 gli evasori possano regolarizzare i capitali non dichiarati senza pagare multe, a condizione che rimangano nel sistema finanziario argentino.

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