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Incubo carceri, nel 2024 già 43 detenuti suicidi, il 53% in più del 2023. “Numeri indegni di un paese civile”

Dopo i quattro suicidi degli ultimi giorni è salito a 43 il numero dei detenuti delle carceri italiane che si sono tolti la vita nel 2024. Quindici in più rispetto allo stesso periodo del 2023, con un incremento del 53%. Dei 43 suicidi, 16 erano erano ancora in attesa di giudizio. Spesso si tratta di persone giovani, da poco entrate in carcere ed accusate di reati non particolarmente efferati. Stando ai dati più aggiornati visionati dall’agenzia Ansa, ad essere in aumento sono anche i tentati suicidi (877 contro 821), le aggressioni al personale di Polizia penitenziaria (881 contro 688), le manifestazioni di protesta collettive (599 contro 440), i ferimenti ( 286 contro 264) e le colluttazioni (2.203 contro 2.055). All’origine del deterioramento della situazione carceraria c’è anche il problema del cronico sovraffollamento delle strutture di pena. I detenuti sono al momento 61.468, a fronte di 47.067 posti regolarmente disponibili, per un indice di sovraffollamento pari al 130%. Di fronte a questi numeri è utile riportare alla mente quel che affermava Voltaire, ossia che il grado civiltà di un paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri.

Secondo i sindacati carcerari si tratta appunto di “Numeri pazzeschi, indegni di un Paese civile“. Secondo il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino de Fazio, “si notano due grandi assenti, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni. Suicidi, omicidi, risse, aggressioni, stupri, traffici illeciti, ma cos’altro deve accadere affinché l’esecutivo prenda atto dell’emergenza in essere e vari misure consequenziali?”. Al governo si rivolge anche Antigone, l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri, invitandolo a ritirare il ddl sicurezza “che va verso una strada che è l’opposto di quanto servirebbe”.

Il portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti delle persone private della libertà Samuele Ciambriello, lancia un appello alla mobilitazione. “Sono passati ormai tre mesi dall’appello in cui il Presidente della Repubblica invitava la classe politica del nostro Paese ad adottare con urgenza misure immediate per allentare il clima di tensione che si respira nelle carceri italiane, causato principalmente dal sovraffollamento, dalla carenza del personale e dall’inefficienza dell’assistenza sanitaria intramuraria. Domani a tre mesi da questo appello, i Garanti regionali, provinciali e comunali dei detenuti, manifesteranno in tutta Italia e diffonderanno un appello rivolto alla politica e al Governo”, spiega Ciambriello.

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