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Ue, non c’è accordo sulla Von der Leyen: Meloni punta i piedi sull’accordo “chiuso” a sinistra

Nulla di fatto, alla fine del primo tempo, sulla nuova Europa. La cena dei capi di Stato e di governo dell’Ue convocata per discutere delle cariche apicali per la legislatura 2024-29 si è chiusa ieri sera senza un accordo. Ma “nessuno ha obiettato” sul nome di Ursula von der Leyen come prossima presidente della Commissione Europea, […]

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Nulla di fatto, alla fine del primo tempo, sulla nuova Europa. La cena dei capi di Stato e di governo dell’Ue convocata per discutere delle cariche apicali per la legislatura 2024-29 si è chiusa ieri sera senza un accordo. Ma “nessuno ha obiettato” sul nome di Ursula von der Leyen come prossima presidente della Commissione Europea, ha riferito, al termine della riunione a Bruxelles, il premier croato Andrej Plenkovic. Obiezioni forti, invece, sono arrivate dal premier italiano Giorgia Meloni non sul nome ma sul metodo, sui programmi e sul contenuto dell’accordo che qualcuno – come i premier polacco e tedesco, Tusk e Scholz – avrebbe voluto “chiuso” a tavolino. “Il metodo è sbagliato, io non ci sto ad accettare un pacchetto di nomine preconfezionato, le soluzioni di cui si discute non sono state concertate con tutti. Ma soprattutto non ha senso parlare di nomi senza fare prima un’analisi seria e profonda del voto”, avrebbe detto la premier italiana, secondo quanto riporta il Corriere.

Accordo Ue, niente accordo senza Meloni

Poco prima, scendendo nella sala stampa per un annuncio informale davanti a decine e decine di giornalisti assiepati, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha annunciato che “abbiamo ascoltato la presidente del Parlamento Europeo e anche Ursula von der Leyen, che ha condiviso con noi alcune idee sul futuro dell’Ue. Poi abbiamo avuto la cena: è stata una buona occasione per scambiarsi opinioni e preparare il Consiglio Europeo della prossima settimana a Bruxelles. La conversazione va nella giusta direzione, credo, ma non c’è alcun accordo stanotte, in questa fase“. Secondo Michel, devono essere prese “due decisioni”, una sulle cariche apicali e l’altra sull’agenda strategica dell’Ue.

Scholz senza voti e con poche idee

Scholz, che aveva definito il governo Meloni come un esecutivo di estrema destra, ieri ha ipotizzato anche una maggioranza che vede insieme popolari, socialisti e liberali. Una coalizione che conterebbe 406 voti, un po’ troppo risicata come maggioranza. Ma la Meloni, a quanto pare, se non ha preclusioni assolute sulla Von der Leyen, ha molti dubbi sulla possibilità di entrare con i conservatori in una maggioranza che andrebbe fino ai socialisti.

“In ogni caso – scrive oggi il Corriere della Sera – il no di Meloni, non è una bocciatura di un eventuale bis di Ursula von der Leyen, rimarcano fonti italiane che partecipano al vertice. E comunque quello della sera non è l’unico no che Meloni pronuncia. La premier infatti dice di no anche a Viktor Orbán. L’ungherese vuole entrare nel suo gruppo, ma sono più gli svantaggi che i vantaggi e dunque le porte dell’Ecr, il partito dei Conservatori che la premier dirige, resteranno chiuse. Non solo”.

Orban: “Accordo Ppe-Pse-Renew per spartirsi vertici”

Oggi a Bruxelles la volontà del popolo europeo è stata ignorata. Il risultato delle elezioni europee è chiaro: i partiti di destra si sono rafforzati, la sinistra e i liberali hanno perso terreno. Il Ppe, invece, invece di ascoltare gli elettori, alla fine si è alleato con i socialisti e i liberali: oggi hanno stretto un accordo e si sono spartiti i vertici dell’Ue”, afferma via social il premier ungherese Viktor Orban, al termine della cena informale a Bruxelles.

“A loro – continua – non interessa la realtà, non si preoccupano dei risultati delle elezioni europee e non si preoccupano della volontà del popolo europeo. Non dovremmo essere ingenui: continueranno a sostenere l’immigrazione e a inviare ancora più denaro e armi alla guerra Russia-Ucraina”. “Non cederemo a questo – conclude – uniremo le forze della destra europea e lotteremo contro i burocrati favorevoli all’immigrazione e alla guerra”.

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