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«Chatbot e AI non sostituiranno mai la professionalità di un notaio»

In Italia si parla spesso e volentieri del peso insormontabile della burocrazia. Si fa riferimento a quella moltitudine di passaggi che, per esempio, un imprenditore – più o meno giovane – deve portare a termine per poter dar vita a una nuova realtà aziendale. Occorre fare riferimento a molte professionalità in grado di dare quella che, di fatto, è una certificazione necessaria per procedere. Per esempio, parliamo del ruolo fondamentale dei notai che, da qualche anno, stanno procedendo verso una digitalizzazione avanzata dei servizi cercando di trovare l’equilibrio tra l’innovazione tecnologica e le esigenze di sicurezza che il notaio deve garantire in una logica di sistema Paese. Ovviamente, proprio per la natura di pubblico ufficiale della funzione notarile, non tutto può essere destinato alla digitalizzazione, ma ci sono stati (e ci saranno ancora) alcuni interventi che sono riusciti a velocizzare le procedure. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Gunnella, Consigliere nazionale del Notariato e Presidente di Notartel, la società (benefit) di informatica del Notariato.

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«I cambiamenti risalgono a molto tempo fa, perché noi abbiamo cominciato ad attivare canali di trasmissione digitale dei dati alla pubblica amministrazione ormai venti anni fa. Un tempo, gli archivi pubblici, il catasto e il Registro delle imprese erano molto arretrati, oggi, invece, funzionano molto bene perché ci siamo organizzati con una rete Intranet che collega tutti i notai tra di loro e con la PA e che rappresenta un nodo di scambio di dati fondamentale».  

Vincenzo Gunnella e il notariato in “digitale” 

Emblematico è l’esempio che Gunnella ci ha fatto per spiegare l’impatto delle nuove soluzioni digitali al mondo del Notariato: «Oggi il catasto è aggiornato in pochi giorni e quando si fa un contratto di vendita, i dati aggiornati sono disponibili sul sistema nel giro di pochi minuti. Una volta, invece, potevano passare dei mesi». Anche il caso degli archivi tributari dei Comuni è rappresentativo dell’evoluzione avvenuta: quando è iniziata la collaborazione con ANCI, i dati presenti negli archivi non erano ancora stati aggiornati all’interno del sistema. Con la digitalizzazione, invece, tutto viene aggiornato in tempo reale: «Abbiamo migliorato l’efficienza della pubblica amministrazione generando, tra l’altro, un beneficio per il cittadino, attraverso il riutilizzo di dati pubblici, che ha sostituto la compilazione del modulo da inviare ai singoli Comuni ai fini IMU in occasione delle compravendite».  

Notarpay, invece, è la nuova piattaforma realizzata per i pagamenti digitali lanciata pochi mesi fa in collaborazione con Nexi: «Quando si va dal notaio per comprare casa, tendenzialmente si paga un assegno circolare – ci ha spiegato Vincenzo Gunnella -. Questo comporta la necessità di andare prima in banca, ordinare il circolare e presentarsi dal notaio. Poi il venditore, a sua volta, deve andare in banca a versarlo. Stiamo sostituendo tutti questi passaggi con i pagamenti digitali grazie alla direttiva PSD2 (che non pone limiti d’importo ai pagamenti). La nuova piattaforma consente il pagamento attraverso un intermediario PISP – Nexi, nel nostro caso – che garantisce l’irrevocabilità del pagamento e al notaio una visione in tempo reale del flusso finanziario, quindi, al momento della firma dell’atto. Si tratta di una innovazione che abbiamo introdotto negli ultimi mesi alla quale gli oltre 5mila notai italiani si stanno adeguando. Ci vorrà un po’ di tempo perché divenga abituale per il cittadino, però pensiamo di avere introdotto un buon servizio, sempre nell’ottica di semplificare le procedure e far vivere un’esperienza d’acquisto sicura e veloce».  

Un altro aspetto che sta influendo il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione è quello legato allo SPID e CIE. Ma su questo tema, Gunnella ci spiega: «I sistemi di identità digitale consentono l’accesso ad un servizio digitale, ma non sostituiranno mai l’identificazione personale, che è un concetto diverso. L’identificazione personale significa che il notaio, per far firmare un atto, deve essere certo che quella persona sia realmente chi dice di essere. Attraverso le credenziali digitali non sempre questa certezza si raggiunge, perché io avrò un soggetto all’altro capo della linea digitale che si fa riconoscere con queste credenziali. Quindi sono concetti/strumenti che si usano in contesti diversi. Per l’atto notarile sarà sempre necessaria la certezza dell’identità personale. Per accedere a un servizio Internet è, invece, sufficiente una identità digitale».

Nel frattempo sono state sviluppate una serie di nuove applicazioni utili agli studi notarili: «Documenti di identità come la carta di identità elettronica e il passaporto elettronico – prosegue Gunnella stiamo cominciando a usarli, perché non possono essere contraffatti e possono essere verificati online. Abbiamo pertanto dotato i notai di una app che si chiama NotaioID che consente la verifica del documento d’identità digitale. Quando vengono in studio con la CIE o il passaporto digitale, attraverso questa app siamo in grado di riscontrare se il documento è valido o contraffatto».  

C’è un pericolo AI per la professione notarile? 

È impossibile non parlare con il Vincenzo Gunnella del tema del momento: l’AI e i suoi strumenti metteranno a rischio la professione di un notaio? «Chatbot e intelligenza artificiale non arriveranno mai a sostituire l’opera del professionista. Non solo per quel che riguarda il notaio, ma anche il commercialista o l’avvocato. Il motivo è semplice: la valutazione del bisogno dell’utente la può fare solo il professionista; solo con un’interazione fatta di domande e risposte si arriva a capire qual è il bisogno dell’utente finale e dargli una risposta personalizzata. Tra l’altro, i sistemi di intelligenza artificiale che simulano questa attività pseudo-professionale vanno a pescare normalmente le informazioni da set di dati e di documenti non sempre controllati. Quindi, siccome sono sistemi che comunque devono dare una risposta, se non riescono a darla in modo coerente se la inventano o danno informazioni poco adeguate». Dunque, i rischi non sembrano sussistere. Così come vanno interpretate come un “supporto” le piattaforme che potremmo definire come “aggregatori” di competenze in ambito legale e notarile: «L’utilizzo di questi strumenti può essere utile per dare un primo orientamento per chi vuole informarsi. Alla fine, però, se il nostro ordinamento prevede l’intervento di un professionista – architetto, ingegnere, medico, notaio o avvocato – c’è un motivo: si vuole, infatti, tutelare l’utente finale da errori e disinformazione». 

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