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L’addio a Cristina Frazzica e la preghiera del don: «Chiedo a Dio che sia fatta giustizia»

VOGHERA. Giustizia per Cristina Frazzica. Dopo la famiglia, l’ha chiesta ieri mattina, dal pulpito del Duomo di Voghera, anche Don Cristiano Orezzi, chiamato a celebrare il funerale della trentenne vogherese travolta da uno yacht mentre era in kayak nelle acque di Posillipo.

«Avrete ascoltato tante parole, in questi giorni, e io non ho intenzione di aggiungerne altre. Mi limiterò a pregare il Signore per voi, a pregarlo con voi, e a chiedergli che venga fatta giustizia». Ha detto così, il sacerdote, rivolgendosi ai tanti fedeli radunati all’interno della chiesa, e di fatto riprendendo lo stesso appello che la famiglia aveva fatto tramite il proprio legale.

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Davanti al feretro di Cristina, al suo viso sorridente nella foto pubblicata nei giorni scorsi sui giornali di tutta Italia circondato da una cascata di rose bianche e rosse, la sua commozione ma anche quella delle tantissime persone presenti in Duomo ieri mattina. «Conoscere la verità ci serve, e serve soprattutto alla famiglia – ha continuato il parroco rivolgendosi al papà Luigi, alla mamma Angela e alla sorella gemella Martina, stretti gli uni agli altri in prima fila, impassibili come lo può essere solo chi ha già pianto tutte le proprie lacrime - ma questo non ci basta. Abbiamo bisogno che il cuore di tutti noi possa riempirsi del senso di giustizia, quello stesso senso di giustizia che Cristina aveva ben presente dentro di sé, lei che lavorava ogni giorno per il bene del prossimo. A Dio chiediamo poi di guarire il nostro cuore dal rancore, dalla rivendicazione e dall’odio».

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I tanti amici di Cristina

Ad ascoltare con attenzione il discorso del don tanti vogheresi (dagli ex compagni di scuola a quelli di Croce Rossa, dal titolare del pub dove serviva durante gli studi ai compagni di taekwondo) ma anche molti volti giovani sconosciuti in città, arrivati in piazza con lo zaino in spalla. Amici che il suo cammino lo hanno incrociato a Napoli (dove frequentava il master) o sulle navi da crociera (aveva lavorato per Costa) e che hanno affrontato un lungo viaggio per darle l’ultimo saluto.

Dietro la famiglia si è seduta, discreta come sempre, la sindaca Garlaschelli, che ha presenziato alla cerimonia insieme agli assessori Virgilio e Malvicini. Tre madri, prima che politiche. «La perdita di una giovane vita è sempre un evento devastante, ancora di più quando accade in modo così tragico – ha detto a cerimonia finita la sindaca -. In questo momento di immenso dolore la nostra comunità si è stretta intorno alla famiglia di Cristina offrendo supporto e solidarietà. Siamo certi che la magistratura riuscirà a restituire alla famiglia la verità».

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Il feretro di Cristina è stato accompagnato fuori dalla chiesa con un sonoro applauso, ed è rimasto a lungo fuori prima di avviarsi verso il cimitero maggiore della città mentre la banda suonava per lei un inno malinconico.

Le persone, a una a una, hanno sfilato per lasciarle un bacio o un fiore sotto lo sguardo esausto dei familiari, protetti dagli uomini dell’organizzazione. Ma nessuno, per la verità, ha provato a importunarli: nel giorno dell’addio nessuna telecamera si è accesa su Voghera, lasciando la città libera di piangere la sua Cristina. —

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