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La nostra cronica incapacità di convivere con gli orsi

Insomma un orso è apparso, di notte, nel centro di un paesino. Non era un paesino dell’Ucraina e non era l’orso russo.

Era un paesino del Trentino e l’animale, mammifero come noi ma non altrettanto letale, forse s’era svegliato per il frastuono dei festeggiamenti in corso e sarà andato a vedere che accadeva o, chissà, intendeva solo ballare.

Presenza letale, hanno subito declamato gli antiplantigradi. Una sezione dell’enorme partito che in Italia combatte l’eccesso di lupi, di cervi, di cinghiali, di zecche, di granchi blu e di vermocane.

Cioè le schiere di creature che non rispettano l’ordine per il quale dovrebbero esistere: farsi mangiare, divertirci e non infastidire il nostro habitat. Cioè il pianeta intero.

Ruotiamo attorno alla solita questione: la capacità di convivere. Che ti chiami orso o migrante per qualcuno sei solo un invasore di habitat, una minaccia dalla quale difendersi con ogni mezzo. Perché il partito dei nonconviventi ha poi estensioni di fastidi verso altre religioni, altri colori di pelle, altre abitudini alimentari, altre musiche. Insomma tutto ciò che non sia la sua fototessera.

Sia chiaro: un orso può anche essere, e lo è stato nel marzo delle scorso anno, un pericolo mortale. E il granchio blu un fattore destabilizzante per una certa economia del mare.

Ma è assai più probabile morire in un cantiere edile e sulle strisce pedonali che per i morsi di un orso. L’effetto della pesca industriale e dell’inquinamento, sulle reti ecologiche del mare, fanno complessivamente più danni del granchio blu. Solo che, in questi casi, la causa siamo noi stessi. Vuoi mai che ci diamo delle colpe? Vuoi che riflettiamo su ciò che è davvero rischioso o dannoso?

Per questo ruolo ci sono gli orsi, i lupi, i cinghiali, i granchi blu.

Stamattina ho imboccato, per portare a spasso i miei cani, la solita stradina bianca. Ha un bell’indicatore del limite di velocità: 20 km. Un giovanotto è arrivato come un missile, sollevando un putiferio di polvere. L’ho affrontato e lui si è difeso, convintamente, dicendo che era in ritardo.

In realtà quel ragazzo appartiene alla parte dei nostri connazionali per i quali una loro qualsiasi necessità, stabilita da se stessi, offusca ogni altra legge del civile contesto.

Se mi interrogo sul perché di un tale comportamento, mi pare di poter dire che sono persone che non intendono affrontare situazioni complesse, in cui bisogna scegliere il comportamento adeguato. Preferiscono semplificare. E c’è un modo più semplice di quello che parte dalla propria testa per piegare il mondo intero? Perché perdere tempo a capire che non posso correre come voglio anche se sono in ritardo? Perché perdere tempo a capire che gestire la relazione tra la distribuzione umana nei territori e le altre specie viventi esige conoscenza, studio, progettualità, investimenti, personale formato e numericamente non trascurabile?

Non è più facile ordinare un abbattimento? Non è più social fare campagne anti-orso?

Naturalmente se gli orsi evadessero le tasse, avrebbero più comprensione.

Temo che non se ne esca, almeno in Italia, da questo cronico schieramento tra chi immagina il mondo come il proprio salotto e chi continua a pensare che sia un luogo pieno di complessità e che potrebbe essere una sfida, tale da rendere onore alla nostra specie, affrontare con lucidità i problemi derivanti dal rapporto tra oltre un milione di trentini e 100 orsi.

Se in Ucraina avessero di questi rapporti numerici, ballerebbero davvero...

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