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Diciottenne trascinata per i capelli, presa a pugni, stuprata e derubata a Pordenone: fermato un operaio

Diciottenne trascinata per i capelli, presa a pugni, stuprata e derubata a Pordenone: fermato un operaio

I carabinieri del Norm lo hanno prelevato sul luogo di lavoro e portato in carcere un 29enne: il 20 giugno la convalida. Uno degli investigatori lo ha riconosciuto in centro e ha chiamato i colleghi di pattuglia a identificarlo

PORDENONE. Trascinata per i capelli, presa a pugni e schiaffi, zittita con le mani al collo per impedirle di gridare aiuto, stuprata e derubata, mentre rincasava a piedi dal turno di lavoro, dopo aver attraversato il ponte di Adamo ed Eva a Pordenone, domenica 9 giugno.

Otto giorni dopo la denuncia della diciottenne i carabinieri del Norm di Pordenone hanno fermato nella serata di lunedì 17 giugno, quale indiziato di violenza sessuale, rapina e lesioni aggravate un operaio di 29 anni, incensurato, con un impiego stabile in una nota azienda friulana e solidi legami familiari.

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Jair Stiven Colorado Sinisterra, d’origine colombiana e residente nel capoluogo, è stato prelevato sul luogo di lavoro e portato in carcere a Pordenone. Il pm Federica Urban ha disposto il fermo. Spetterà al gip Rodolfo Piccin decidere sulla convalida.

L’udienza, in cui l’indagato potrà chiarire la sua posizione, è fissata per domani mattina. L’avvocato Laura Diana, assegnato d’ufficio, attende di valutare gli atti.

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Martedì 18 giugno, in conferenza stampa al comando provinciale dell’Arma di Pordenone, il tenente colonnello Vincenzo Nicoletti, alla guida del Reparto operativo, il maggiore Massimiliano Amato, al timone della Compagnia di Pordenone e il capitano Giovanni Cito, comandante del Norm, hanno ripercorso le tappe dell’indagine che ha portato al fermo.

Il capitano Cito ha spiegato che sin dall’inizio l’indagine si è orientata sull’ipotesi che si trattasse di un insospettabile. «È stato un lavoro di sinergia. Con la procura ci siamo interfacciati e aggiornati passo dopo passo, ci ha supportato e avvalorato in tutto».

La pattuglia del Norm è intervenuta alle 2.03 all’Hotel Santin, dove si è rifugiata la ragazza, sotto choc, dopo l’aggressione. Subito è stato attivato il protocollo per le vittime di violenza, la ragazza è stata medicata in ospedale. Sette i giorni di prognosi.

La diciottenne ha detto di essere stata afferrata per i capelli con una mano e presa a pugni e schiaffi con l’altra, quindi trascinata sugli argini, in una zona buia e isolata. Lui era grande e grosso, lei minuta.

Quando ha cercato di gridare, lui le ha preso la gola con le mani. Poi, dopo l’abuso, le ha rubato15 euro dalla borsetta. L’ha abbandonata lì, cambiando strada al ritorno.

Già nelle prime ore di domenica i carabinieri di Pordenone hanno avviato gli accertamenti. Il maresciallo Lisa Imparato è riuscita a entrare in empatia con la vittima e ha raccolto la sua testimonianza: la diciottenne ha fornito una descrizione molto precisa di carnagione, fattezze, taglio di capelli, corporatura e vestiti dell’aggressore e ha indicato il tragitto compiuto quella notte.

Gli investigatori del Norm hanno acquisito le immagini delle telecamere, pubbliche e private, per trovare, attraverso le riprese, l’autore. Così hanno individuato un uomo, dai capelli scuri, molto corti, quasi rasati, che indossava una maglietta verde, bermuda neri e scarpe Converse.

Lo hanno visto, attraverso gli occhi elettronici del Comune di Pordenone, seguire la ragazza, a breve distanza, da piazza XX Settembre fino al Ponte di Adamo ed Eva, passando sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele.

Dopo la mezzanotte il sospettato è stato inquadrato su una panchina in piazza XX Settembre, seduto. I carabinieri hanno raccolto i fotogrammi in cui pedinava la diciottenne dall’incrocio di via Cesare battisti con il corso, fino al Ponte di Adamo ed Eva. Fra i due non si sono interposti altri passanti. I carabinieri hanno proceduto alla comparazione dei fotogrammi estrapolati dalle telecamere per arrivare all’individuazione del soggetto.

La svolta c’è stata venerdì 14 giugno. Un carabiniere del Norm, libero da servizio e impegnato proprio nelle indagini, ha segnalato di aver riconosciuto il sospettato in centro. Subito ha mobilitato i colleghi di pattuglia, che lo hanno così identificato durante un controllo.

Il fermo del pm è scattato per il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del reato. Nicoletti ha precisato che l’indagato «fa parte di una comunità chiusa che poteva dare ausilio e supporto a una verosimile fuga, abbiamo avuto riscontri di preparativi in tal senso».

Cito ha aggiunto che aveva contatti frequenti con connazionali all’estero. A far temere agli inquirenti la reiterazione, proprio il fatto che si tratti di una «persona insospettabile, convinta di rimanere impunita e che sa muoversi e spostarsi bene nel territorio pordenonese».

La premeditazione non è stata contestata per ora dal pm Urban ma su questo fronte gli accertamenti dell’Arma proseguono. «Tutto fa presumere che fosse un’azione premeditata» ha affermato Nicoletti. Dal maggiore Amato, un appello alla vittime di violenza a denunciare: in questo caso la testimonianza della vittima si è rivelata fondamentale per il buon esito dell’indagine

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